Gli Stati Uniti stanno conducendo la terza guerra mondiale contro l’Europa. Gli storici alleati delle democrazie europee le stanno schiacciando con un attacco mirato, continuato, violento, senza esclusione di colpi all’Euro e alla stessa Comunità europea.
Le grandi banche e le centrali finanziarie statunitensi, colpevoli di aver creato la finanza spazzatura e alimentato la bolla speculativa che ha messo in ginocchio l’economia degli States, con riflessi pesanti sull’intera economia mondiale, ora, per sostenere il dollaro, stanno conducendo, con il beneplacito dell’Amministrazione Obama, un attacco all’Euro e agli Stati europei che non conosce tregua e che si avvale della collaborazione delle società di rating, che sono sostanzialmente delle società speculative con enormi responsabilità nella gravissima crisi finanziaria mondiale che sta affamando il mondo intero.
Sappiamo bene, dunque, chi ci sta rendendo più poveri, chi ci chiede manovre che incidono sui notri livelli di vita, chi ci fruga nelle tasche, chi ci vuole sudditi obbedienti. La strategia è quella di impoverire l’Europa e i suoi popoli a tutto vantaggio degli speculatori del mondo finanziario e del dollaro. E questo mentre l’Amministrazione statunitense flirta con le nuove classi dirigenti dei paesi del Medioriente, sempre più orientate verso il fondamentalismo islamico. In Afghanistan talebani e americani “sono vicini all’avvio di negoziati” (Corriere della Sera, 13 gennaio 2012). Il vicepresidente iracheno sunnita Tariq Al Hashimi, in un’intervista al Corriere della Sera (13 gennaio2012) afferma: “Il grave dell’occupazione americana è che termina regalando l’Iraq all’Iran” e aggiunge: “Siamo diventati de facto un Iraqistan”. E tutto questo mentre spirano venti di guerra tra Israele e l’Iran a causa delle continue minacce della dirigenza iraniana all’esistenza stessa dello stato israeliano
L’ultimo attacco all’Europa, condotto dalla Strandard & Poor’s, è stata definita dal Commissario Ue per gli affari economici, Olli Rhen, “senza fondamento”.
L’Associazione bancaria italiana considera “ingiustificata, incomprensibile e irresponsabile” la decisione di Standard & Poor’s di abbassare il rating dell’Italia e di altri Paesi dell’Eurozona, “anche alla luce dei risultati delle ultime aste dei titoli di Stato italiani e condivide in pieno le critiche espresse anche dai massimi vertici della Comunità europea”.
L’Abi “auspica che sia completata ed approvata nel minor tempo possibile la disciplina europea sulle agenzie di rating”.
Il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto spiega che “sull’azione delle società di rating, alcune delle quali stanno chiaramente lavorando contro l’Europa, mettendo di volta in volta nel mirino uno o più Paesi, bisogna avanzare le più forti riserve: esse smentiscono le interpretazioni subalterne che per tutta una fase sono state prevalenti in Italia per alcune ragioni di faziosità politica interna e confessano che è in atto, nel mondo e in Europa, una autentica guerra finanziaria senza esclusione di colpi”.
“In secondo luogo – aggiunge Fabrizio Cicchitto – è evidente che il centro della crisi è nel rapporto Usa-Europa e all’interno dell’Europa e non riguarda solo l’Italia”.
Alain Minc, l’economista francese consigliere di Sarkozy, afferma: “Non abbiamo più a che fare con dei pompieri piromani, ma con delle persone dai gravi comportamenti perversi”.
Dal Pd, Francesco Boccia, coordinatore della commissioni economiche, parla di “una vera e propria scorribanda sui mercati europei”. “Non credo – aggiunge l’esponente del Pd – che l’Europa debba sopportare ancora queste intrusioni”.
Giovanni Pittella, Vice Presidente del Parlamento Europeo afferma: “L’obiettivo finale deve essere quello di non basare più le regole di Basilea sui rating. La riduzione dalla dipendenza cieca dalle agenzie deve essere uno dei pilastri della riforma. Le società di rating non possono essere la Bibbia. La responsabilità civile per le agenzie è un grande passo avanti per scongiurare gravi errori”.
Il premio Nobel americano per l’economia, Paul Krugman sostiene: “Ciò che voi dovete sapere è che stanno cercando sostanzialmente di nascondere la cruda realtà: noi viviamo in una società in cui il denaro è sempre concentrato nelle mani di poche persone e in cui tale concentrazione di reddito e di benessere minaccia di svuotare la democrazia dei suoi contenuti reali e di diventare una pura espessione verbale”.
Siamo di fronte ad un vero e proprio progetto che ha lo scopo di destabilizzare l’Europa e l’intera economia mondiale a vantaggio di pochi.
Le agenzie di rating, con le loro scelte, sono i droni della guerra Usa, essendo perfettamente capaci di far crollare la fiducia degli investitori in società e nazioni e sono in evidente conflitto di interessi con le finanze dell’eurozona, essendo i loro azionisti costituiti da grossi gruppi finanziari dell’area del dollaro, a cui giova gettare ombra sulla moneta rivale.
L’Italia, in particolare, è sotto tiro. Il declassamento in B può creare danni gravissimi. Ad esempio, i fondi pensione prevedono investimenti solo in titoli di rating a o superiori. Che faranno? Fuggiranno dai titoli italiani? Per comprare bond cinesi? Di quella Cina che ha in mano il debito pubblico statunitense? Il gioco è perverso.
E’ guerra all’Europa con i droni del rating, ma, guarda caso, quando la cinese Dagong, da poco nata, ha declassato gli States, Washington ha rifiutato il giudizio “per impossibilità di supervisionare le operazioni dell’agenzia che ha sede a Pechino”.
E chi supervisiona Standard & Poor’s e le altre consorelle statunitensi di rating?
Siamo di fronte ad una guerra che mina la credibilità economico-finanziaria dei Paesi europei.
La guerra dei droni del rating sposta risorse su economie emergenti, con il loro deficit di democrazia e con legislazioni sul lavoro selvagge e welfare inesistenti. Le agenzie di rating giocano sull’imbarbarimento. In gioco non è solo il portafogli, ma anche la democrazia.
La democrazia, con tutte le sue imperfezioni, è una conquista storica, nata a cresciuta in Europa e acquisita dai Padri degli Stati Uniti. L’Europa, con tutti i suoi difetti, è da oltre sessant’anni un’oasi di pace che si sta allargando. Dopo aver destabilizzato le economie del mondo con spericolati giochi finanziari, ora c’è chi pensa di mettere in scacco le democrazie europee e di impoverire le popolazioni degli Stati dell’Unione
Quella dei droni del rating al servizio della finanza americana è una guerra che richiede un contrattacco.
“Per il vertice europeo di fine gennaio – ha affermato in proposito la senatrice Adriana Poli Bortone – proporremo al Governo italiano di portare l’ipotesi di un’azione collettiva degli stati europei contro queste agenzie di rating, di proprietà di privati, che pensano di poter impunemente governare l’economia mondiale”. “L’azione devastante che le agenzie di rating stanno continuando a portare attraverso il declassamento di importanti stati europei – secondo la senatrice – può portare anche al mutamento dell’identità europea, costringendo l’Europa a rivolgersi, per attrarre gli investimenti, a stati “nuovi ricchi” con culture e storie assolutamente differenti”.
L’Europa deve reagire e abbattere i droni, cominciando con lo smontare la loro credibilità.
Fionbharr