BERGOGLIO COMPLICE DEL GRANDE RESET E L’ITALIA FA DA CAVIA AL PROGETTO GLOBALISTA

di Silvano Danesi

L’Italia, grazie anche alla linea politica del Vaticano di Bergoglio, è divenuta il laboratorio di sperimentazione delle teorie globaliste del Grande Reset voluto dalla finanza internazionale, teorizzato dal World Economic Forum di Davos e dai Guardiani del capitalismo inclusivo e che ha come braccio armato la Cina del regime dittatoriale comunista di Xi Jimping.

Alla luce di questa intesa disastrosa, si capiscono anche le mosse del Governo giallorosso, che non sono frutto di incapacità, di inettitudine, di impreparazione, ma rispondono ad un piano preciso, applicato scientemente da chi tita le fila, anche utilizzando incapaci, incompetenti, stuoli di consulenti proni.

Non è un caso che i “silvestrini”, ossia i politici educati a Villa Nazareth (quella del cardinal Silvestrini e del Gruppo di San Gallo), o ad essa affini, come Conte e Prodi (l’elenco è interessante) e gli ex comunisti del grumo di potere dalemiano, in assoluta sintonia con i “franceschini”, ossia con i seguaci della linea di Bergoglio e con l’utilizzo strumentale delle truppe cammellate grilline, applichino metodi di governo da Cina comunista e attuino la progressiva distruzione del tessuto produttivo, così come vuole il progetto del World Economic Forum.

La Chiesa di Bergoglio è in prima linea nell’attuazione di un progetto autoritario, antidemocratico e liberticida come quello voluto dal WEF di Davos. La Chiesa di Bergoglio, grazie alla sua influenza diretta e indiretta sulla politica del Bel Paese, tiene in ostaggio l’Italia e la conduce su una china disastrosa sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista democratico, sia, infine dal punto di vista, essenziale, delle libertà.

La linea politica di Bergoglio è fortemente denunciata anche dall’interno della Chiesa cattolica.

Il cardinale Raymond Burke, ex arcivescovo di St. Louis e ora membro della più alta autorità giudiziaria nella Chiesa cattolica romana, nella sua omelia sulla festa di Nostra Signora di Guadalupe il 12 dicembre ha avvertito che l’iniziativa “Great Reset” del World Economic Forum in risposta alla pandemia di coronavirus è un tentativo di manipolare “i cittadini e le nazioni attraverso l’ignoranza e la paura” mentre il materialismo marxista sta prendendo piede negli Stati Uniti.

“La diffusione mondiale del materialismo marxista … ora sembra prendere il potere di governo sulla nostra nazione” – ha detto Burke degli Stati Uniti – aggiungendo che anche altre nazioni stanno attraversando una crisi simile. “Per ottenere vantaggi economici, come nazione ci siamo permessi di diventare dipendenti dal Partito Comunista Cinese, un’ideologia totalmente opposta alle basi cristiane su cui le famiglie e la nostra nazione rimangono al sicuro e prosperano”.

Covid-19, ha detto, viene “utilizzato da alcune forze, nemiche delle famiglie e della libertà degli Stati, per portare avanti il ​​loro programma malvagio. Queste forze ci dicono che ora siamo i soggetti del cosiddetto ‘Grande Reset, «Il Nuovo Normale»”.

Il leader cattolico ha detto che queste forze sinistre vogliono che le persone “trovino in una malattia e nella sua prevenzione la via per comprendere e dirigere la nostra vita, piuttosto che in Dio e nel suo piano per la nostra salvezza”.

Burke ha continuato: “In un momento in cui abbiamo più bisogno di essere vicini gli uni agli altri nell’amore cristiano, le forze del mondo ci isolerebbero e ci farebbero credere che siamo soli e dipendenti da forze secolari che ci renderebbero schiavi del loro programma senza Dio e omicida”.

Le sue osservazioni giungono in un momento in cui molte istituzioni religiose affermano che le restrizioni messe in atto a causa della pandemia vengono utilizzate per violare le libertà religiose, civili e personali.

La questione cinese, pertanto, investe direttamente anche lo scontro interno alla Chiesa cattolica, portata da Bergoglio in una deriva filo cinese incomprensibile.  

Dopo la denuncia del cardinale Burke, anche il direttore del Council on Middle East relations, Athur Tane, ha stigmatizzato l’attuale linea politica della Chiesa di Bergoglio.

Arthur Tane, come riportato da La Verità del 19 dicembre 2020,  ha scritto al Segretario di Stato vaticano Pietro Parolin per chiedere a Papa Francesco di non rinnovare il patto con Pechino. Secondo l’ex nunzio negli Usa Carlo Maria Viganò, questo accordo segreto rientra in un quadro inquietante, quello di distruzione della Chiesa. Questo accordo, «sempre rifiutato con sdegno dai pontefici», è stato reso possibile, spiega Viganò sulle colonne de La Verità, dagli uffici dell’ex cardinale McCarrick , pedofilo seriale, ridotto allo stato laicale.

Viganò ha sferrato un durissimo attacco nei confronti di Bergoglio, ma anche della Cina definita «il braccio armato del Nuovo Ordine Mondiale, tanto nella diffusione di un virus mutante creato in laboratorio, quanto nell’interferenza nelle elezioni presidenziali americane».

Arthur Tane, secondo cui questo accordo mette nelle mani della Cina un potere considerevole sulla nomina dei vescovi, dà al Dragone un potere che non fu ceduto neppure ai nazisti.  Il direttore del Council on Middle East relations accusa inoltre Papa Francesco di non aver speso una parola sulla violazione da parte della Cina dei diritti umani e della libertà religiosa. Cita, ad esempio, i  380 campi di concentramento per le minoranza dei musulmani, le chiese cristiane abbattute con le ruspe, i monaci obbligati ad accettare il marxismo-leninismo.

IL VATICANO IN PARTNERSHIP CON I GUARDIANI DEL CAPITALISMO INCLUSIVO

Il clima all’interno della Chiesa si sta facendo arroventato, soprattutto dopo che  il Vaticano, l’8 dicembre, giorno dell’Immacolata, ha ufficializzato la partnership con il Council of inclusive capitalism voluto da Lynn Forester de Rothschild, definita la Papessa della Chiesa, e membro di un gruppo di multimiliardari che gestisce 10 trilioni di dollari, chiamato “Guardiani per un capitalismo inclusivo”.

Lynn Forester Rothschild, moglie di uno dei massimi esponenti della famiglia, Evelyn Rothschild, è stata la consigliera e l’eminenza grigia di Hillary Clinton e consigliera di Bill Clinton.

Lynn Forester de Rothschild è, infatti, stata coinvolta nel mondo della politica del Partito Democratico alla fine degli anni ’70 quando ha lavorato alla campagna del 1976 del senatore falco Daniel Patrick Moynihan (Dem-NY) insieme a neoconservatori ormai famosi come Elliott Abrams. È stata anche presentata al suo secondo marito, Evelyn de Rothschild, da Henry Kissinger in una conferenza del Bilderberg (altro santuario del Nuovo Ordine Mondiale). 

Prima di entrare nella famiglia Rothschild nel 2000, Lynn era stata sposata con Andrew Stein, una figura importante nella politica democratica di New York, con il quale aveva due figli. 

Non sono mancati sui media riferimenti ai suoi contatti con Jeffrey Edward Epstein, il pedofilo suicidatosi lo scorso anno.

Il Vaticano ha inoltre inviato un messaggio di elogio a Klaus Schwab, presidente del World economic forum e teorizzatore del Great Reset.

È del tutto evidente che Bergoglio ha scelto di stare con la Cina dittatoriale e con chi, in Occidente, vuole distruggere la democrazia e la libertà.

La linea di Bergoglio è sempre più evidentemente alleata della finanza internazionale e con i suoi seguaci italiani ha trasformato l’Italia in una cavia da sperimentazione delle teorie del WEF.

Il sito di Strategie Economiche (https://www.strategieeconomiche.com/) ci avverte che : “Il caso ha voluto che l’Italia fosse il primo laboratorio sul campo dove per la prima volta verranno applicati molti dei principi del WEF in programmi attuativi concreti portati avanti da un governo nazionale” e ciò sta avvenendo attraverso il Recovery Fund, che viene definito “il primo esperimento in cui un governo pianificherà per davvero una rivoluzione in stile WEF in molti campi strutturali del Paese”. Insomma nei prossimi mesi avremo modo di scoprire quanto di ciò che abbiamo letto nei punti del World Economic Forum si tradurrà in realtà in Italia, che il team di Strategie Economiche descrive come una “società complessa, corrotta, frammentata e ideologicamente irriducibile”.

Cosa vuole la teoria del Great Reset?

Nel focus di Strategie Economiche sul World Economic Forum, tra gli obiettivi c’è la riduzione permanente della forza lavoro di almeno il 13%.

Il Grande Reset, infatti, indica un cambiamento radicale che riguarderà soprattutto il mondo del lavoro, ma inevitabilmente modificherà l’intera struttura della società che conosciamo.

Per approfondire l’argomento diamo un’occhiata al lavoro svolto dal team di Strategie Economiche, che seguirà da vicino l’evento del World Economic Forum, perché è proprio nel suo ambito che “avvengono le discussioni scientifiche, economiche e sociali che influenzeranno le decisioni politiche con cui verrà ridisegnato il nostro modo di vivere  nel mondo post lockdown”.

I punti chiave trattati dal prossimo World Economic Forum, che si svolgerà a Davos a gennaio 2021, sono contenuti nel  documento fondamentale del WEF pubblicato ad ottobre, il White Paper sull’Agenda per la Ristrutturazione del Lavoro e sono:

Grazie alle cifre che vengono riportato in questo documento, il lettore ha la possibilità di farsi un’idea abbastanza precisa di quale sia la mole di cambiamento che gli obiettivi del WEF indicano in particolare nel mondo del lavoro che conosciamo nell’ambito del Grande Reset. 

  • Digitalizzare almeno l’84% dei processi lavorativi (esempi di ‘processi lavorativi’: spedizioni, assistenza ai clienti, progettazione di prodotti e servizi, gestione dei fornitori e delle filiere, ecc…)
  • Delocalizzare in remoto almeno l’83% delle attività attualmente effettuate da esseri umani
  • Automatizzare almeno il 50% delle attività attualmente effettuate da esseri umani
  • Digitalizzare almeno il 42% dei programmi di aggiornamento professionale (in sostanza: sostenere le società che effettuano la formazione online a discapito di quelle che la effettuano in presenza)
  • Riqualificare almeno il 35% delle attuali competenze professionali (vuol dire che il 35% delle professioni attuali saranno obsolete e dovranno essere riformate
  • Riformare almeno il 34% delle strutture organizzative (il termine “struttura organizzativa” coincide più o meno con quello che noi chiamiamo ‘organigramma’)
  • Ricollocare almeno il 30% dell’attuale forza lavoro su altre occupazioni che prevedono salari differenti da quelli precedenti
  • Ridurre temporaneamente la forza lavoro di almeno il 28%
  • Ridurre permanentemente la forza lavoro di almeno il 13%.
  •  

E’ evidente la ragione per cui in tutti i documenti del World Economic Forum la pandemia viene indicata come un’occasione da non sprecare per attuare questo programma.

Sappiamo, non fosse altro perché lo tocchiamo con mano, che le misure restrittive imposte dai governi centrali nell’intento (dichiarato) di contenere la diffusione del coronavirus provocano inevitabilmente una catena di fallimenti, distruggendo in particolare le piccole e medie imprese.

La catena di fallimenti, osserva “Strategie Economiche”, interessano proprio quei settori “considerati ‘obsoleti’ dall’ideologia del Grande Reset” e questo permetterà di “accelerare la riconversione del mondo del lavoro secondo i nuovi principi ‘rivoluzionari’ concepiti da questa élite”.

La pandemia e il susseguirsi del lockdown sono pertanto funzionali a eliminare la piccola e media impresa e, guarda caso, l’Italia è la cavia di questa ecatombe essendo la sua struttura produttiva in gran parte composta da pmi. In particolare sarà massacrato il Nord, che questo Governo giallorosso penalizza costantemente e scientemente, aderendo alla sperimentazione del WEF.

PER CONTRASTARE IL DISEGNO DISTRUTTIVO E LIBERTICIDA E’ NECESSARIO CAMBIARE GOVERNO

Un quadro, quello in cui assistiamo alla distruzione delle piccole e medie imprese, che viene confermato anche dall’ex presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, il quale in occasione del suo intervento di lunedì presso il G30 ha spiegato che il Recovery Fund (anche detto Next Generation Fund) non fermerà la distruzione delle pmi, che diverrà invece ancora più evidente quando i termini degli aiuti di emergenza adottati dai vari Paesi dell’Ue arriveranno a scadenza.

Tra WEF e G30 esistono punti di vista molto diversi, ed è stato ancora Mario Draghi ad evidenziare quello del G30, decisamente “più pessimista dei proclami esaltati e autocelebrativi del WEF” che tra l’altro tra i suoi obiettivi ha anche la “messa in parentesi delle banche con l’avvento delle valute digitali”.

Dal discorso di Mario Draghi si evince in sostanza che mettere in pratica obiettivi come quelli del WEF che puntano a stravolgere il sistema economico e sociale che conosciamo non è così facile come sembra si voglia far pensare.

Il team di Strategie Economiche sottolinea infatti che “qualsiasi rivoluzione, per quanto ambiziosa, deve attraversare due momenti cruciali” che sono i seguenti:

  • il momento necessario della ‘distruzione’ di ciò che c’è
  • il momento, successivo, della costruzione del nuovo.

Il primo obiettivo in Italia è chiaramente in atto.

Il Governo giallorosso è quasi riuscito del tutto nell’intento di distruggere il tessuto produttivo del piccolo commercio, della ristorazione, delle partite iva e delle pmi.

A ricostruire sulle macerie non può essere questo Governo di distruttori seriali del Paese, ma qualcuno che abbia una strategia diversa da quella del WEF e che sia libero dai rapporti con Bergoglio e con i suoi sodali del WEf e del gruppo dei Guardiani del capitalismo inclusivo.

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