Nel tempo del dio denaro, dei banchieri e dei burocrati

 

Nel tempo del dio denaro i parametri hanno sostituito i dogmi e banchieri e burocrati gli ecclesiasti e i sacrestani.

Non cambia il popolo degli sfruttati, i quali non possono nemmeno definirsi popolo, in quanto moltitudine, perché l’élite dei corifei del dio denaro la moltitudine la disprezzano e non deve avere nome.

Il fatto è che la globalizzazione, voluta da banchieri e burocrati, ha azzerato la classe operaia e la borghesia ed è rimasto solo il popolo: massa indifferenziata, spregevole, non degna di un solo sguardo da parte dei corifei del potere, soprattutto quando sono raffinati intellettuali.

Banchieri e burocrati, con i loro parametri, dopo aver creato la massa indifferenziata dei consumatori, servi del bancomat (obbligatorio, come la gleba), hanno compiuto, come avviene in tutte le religioni che si rispettino, il miracolo della conversione.

E’ così accaduto che i democratici, spesso accompagnati dall’aggettivo progressisti, sono diventati i pifferai magici della massa informe detta popolo, a tutto vantaggio dei nuovi signori del mondialismo finanziario feudale.

Volete un esempio? Leggetevi il libro di Alan Friedman, che sicuramente non ama Trump, e troverete, senza aspettare l’ultimo capitolo, i colpevoli del disastro di quasi un decennio di depressione, con corollario di caimani all’opera per depredare le tasche del popolo e ridurlo in miseria.

Scrive Friedman: “Fu proprio durante la presidenza Clinton che vennero piantati i semi  di ciò che in seguito divenne la peggiore crisi globale mai vista nel mondo finanziario. Molto prima del collasso della Lehman Brothers del 2008, la squadra di Bill Clinton cooperava con la Federal  Reserve di Alan Greenspan per consentire la pericolosa vendita dei derivati e la cartolarizzazione dei mutui subprime. Nel corso degli anni Novanta la deregulation finanziaria procedette come se alla Casa Bianca ci fosse un repubblicano.  Il presidente Bill Clinton, insieme al Segretario al Tesoro Robert “Bob” Rubin e al suo successore Lawrence “Larry” Summers, e di comune accordo con il presidente della Federal Reserve Alan Greenspan , consentì cospicui interventi che aprirono la porta alla crescita di un mercato virtualmente privo di controllo dei subprime, cartolarizzati e aggregati. Fu con la benedizione dell’amministrazione Clinton che il pericoloso volume di trading dei derivati fece un balzo in avanti, preparando la strada, insieme al mercato dei mutui subprime, all’incombente disastro finanziario. Fu sempre sotto Clinton che la legge Glass-Steagall dell’epoca di Roosvelt venne abrogata. Era una legge promulgata dopo la Grande Depressione per proteggere i risparmiatori: obbligava  le banche a tenere separate le operazioni tradizionali – ad esempio, la raccolta dei depositi e l’emissione dei prestiti – da quelle di investimento, come il mercato degli stock e dei bond. Durante gli anni di Clinton, il mondo finanziario venne liberato da ogni controllo governativo, addirittura in misura maggiore di quanto fosse avvenuto con Reagan. A Wall Street dominava l’avidità e Washington guardava altrove”. [1]

Avete capito? Non è la sfiga che ha creato la depressione, ma una banda di disgraziati che hanno scientificamente deciso un piano per ridurci in miseria.

Volete i complici europei della banda americana?

Scrive Friedman: “Clinton faceva parte dell’ondata di democratici progressisti favorevoli al business, la cosiddetta “terza via” che presto avrebbe trovato i suoi cugini d’oltreoceano nel New Labour di Tony Blair e nell’Ulivo di Romano Prodi. La terza via di Clinton significava tagli alla spesa per il welfare, riduzione del carico fiscale in stile reaganiano, e una politica di deregolamentazione delle attività delle grandi banche di Wall Street”. [2]

Ora negli States ha vinto Trump. Cosa farà non si sa, ma resta il fatto che la tanto declamata Obamacare, al di là delle chiacchiere, è fallita da sola, senza aspettare il nuovo inquilino della Casa Bianca.

Dopo Clinton è arrivato Obama, al quale i Signori del feudalesimo finanziario hanno assegnato il premio Nobel per la pace preventivo.  Una sorta di avvertimento del tipo: stattene buono e in pace e non rovinare i nostri piani. L’importante è che tu sappia reggere la parte del buono. Appunto: democratico progressista.  Nel frattempo a fare disastri ci pensava la signora Hillary, grazie alla quale abbiamo la Libia nel caos, il Medio Oriente fuori controllo e l’islamismo wahabita (lo stesso che finanziava la campagna della signora e la sua fondazione) all’attacco dell’Europa. In regalo aggiuntivo masse di disperati del continente africano che si riversano sull’Europa per fornire mano d’opera a basso costo e mettere fuori gioco gli Europei.

Sapete come definisce Friedman la signora Hillary? La “Lady Macbeth della famosa dinastia Clinton, un’opportunista cinica convinta di poter vantare una sorta di diritto di nascita alla presidenza”. [3] Per fortuna gli americani l’hanno mandata a casa.

I danni dei Clinton li conosciamo bene, perché ci hanno messo con le pezze al culo da dieci anni e hanno disastrato l’Europa.

Cosa farà Trump non lo sappiamo, ma peggio di così non potrà fare.

A proposito, vi ricordate il marchese del Grillo? “Io so io e voi non siate un c….”. Ecco, pensate la frase in bocca a un finanziere, uno di quelli che si riuniscono a Davos con i cinesi, che sono molto democratici.

Popolo, zitto, perché se alzi la voce sei pure populista, e quando uno è ista è come se avesse la peste.

Silvano Danesi

[1] Alan Friedman, Questa non è l’America, Newton Compton Editore

[2] Alan Friedman, Questa non è l’America, Newton Compton Editore

[3] Alan Friedman, Questa non è l’America, Newton Compton Editore

 

Pubblicità

La Chiesa, l’eutanasia, il morbillo e i migranti: cronache dell’Impero

I recenti casi  di eutanasia hanno riacceso il dibattito sul diritto alla vita e sul diritto alla morte, mentre le notizie sull’epidemia di morbillo e sui casi dei farmaci di cura dell’Epatite C hanno messo il dito nella piaga (è il caso di dirlo) del diritto alla salute.

Le pagine dei giornali sono piene di notizie inquietanti, riguardanti malattie, epidemie, mancanza di cure. Dietro le quinte ci sono, come si può ben immaginare, senza essere degli indovini, gli interessi delle case farmaceutiche multinazionali, così come quelli di una costante presenza di interessi illeciti, dei quali gli scandali sulle mazzette, sulle tangenti, sulle porcherie varie sono all’ordine del giorno della cronaca in questa Italia alla deriva e sempre più invasa dalle organizzazioni malavitose.

Tuttavia, dietro alla mancanza di cure per eccessivo costo dei farmaci o all’accanimento terapeutico, per “difendere la vita”, oltre agli interessi delle multinazionali del farmaco c’è un antica idea dell’essere umano come peccatore espiante il suo peccato originale. L’essere umano, secondo questa simpatica teoria, avrebbe commesso il peccato di disobbedire a Dio e starebbe, pertanto, sulla terra per espiare quel peccato. In quanto figli di Adamo ed Eva (meglio ripudiare questi strani genitori e vivere felici) saremmo tutti sulla stessa barca, in un inferno terrestre, del quale i pastori di anime sono i custodi. Di questo inferno terrestre fanno parte le malattie, che qualcuno, poiché c’è di mezzo il guadagno, vuol curare a modo suo, stabilendo il prezzo e qualcun altro vuole siano destinate a non finire, se non per sfinimento naturale del corpo. Le due idee sono complementari. Se anche sei un essere umano la cui esistenza non può più essere chiamata vita e vuoi andartene non puoi, perché la vita non è tua, ma di Dio, ossia della Chiesa che ne è la rappresentante in terra. L’ideologia della vita, dietro alla quale si afferma la prassi della morte, ossia quella in base alla quale se hai i soldi ti curi e se non li hai vai a farti friggere (oggi la combustione del cadavere è sempre più in uso) è perfettamente complementare con quella di una Chiesa nata come prolungamento ideologico dell’Impero romano. In buona sostanza, la vita non è nostra, ma dell’Impero romano (gli eredi di Roma sono in lotta per l’eredità), che stabilisce quando e come dobbiamo morire e quanto dobbiamo soffrire.

La Chiesa, che oggi ci spiega come difendere la vita sin dall’incontro tra ovuli e spermatozoi, per giungere all’accanimento terapeutico, nel 1800, in  perfetta coerenza con quanto aveva fatto nel 1131, quando aveva vietato ai chierici lo studio della medicina, essendo la malattia una punizione divina, si oppose alla vaccinazione.

“La Chiesa – scrive Allègre- si oppose alla vaccinazione antivaiolosa, sostenendo che «Dio risparmia chi vuole». «Dio ha fatto la natura con le epidemie, e non è compito dell’uomo rettificare la creazione». La vaccinazione è vietata nello Stato Pontificio e l’epidemia di colera del 1832 è presentata dalla Chiesa come una punizione divina della rivoluzione del 1830”. [1] Sembra proprio che Dio non abbia altro da fare.

Ottima cosa. Risolto il problema. Niente cure, niente soldi. La natura fa il suo corso e Dio è contento, perché i peccatori espiano le colpe di Adamo ed Eva. Inoltre, come è noto, Dio si occupa delle rivoluzioni del 1830 e punisce i rivoluzionari, così come i lebbrosi e gli appestati.

Siamo sudditi (popolo, plebe) dell’Impero e delle sue ideologie traslate e l’Impero ha i suoi nuovi schiavi.

Oggi il Papa della Chiesa cattolica apostolica romana ci riempie di discorsi pieni di buone intenzioni relative alla libertà di migrare nel mondo, perché tutti gli esseri umani hanno la stessa dignità.

Eppure la stessa Chiesa, non più tardi di 150 anni, fa aveva idee decisamente opposte.

“La Chiesa cattolica – scrive Vito Mancuso – giunse persino a pronunciarsi contro l’abolizione della schiavitù, quando nel 1866, in risposta ad alcune questioni del vicario apostolico in Etiopia, Pio IX firmò un documento, tecnicamente denominato Instructio, in cui si legge che «la schiavitù in quanto tale, considerata nella sua natura fondamentale, non è del tutto contraria alla legge naturale e divina […]. Non è contrario alla legge naturale e divina che uno schiavo possa essere venduto, acquistato, scambiato o regalato». L’anno prima gli Stati Uniti d’America avevano abolito la schiavitù”. [2]

Oggi i nuovi schiavi arrivano sui barconi della migrazione, gestiti dalle mafie internazionali, a ingrossare le file dei lavoratori a basso costo e dietro al buonismo mondialista, che lenisce e addormenta le coscienze, si nascondono business miliardari, leciti e illeciti, con il risultato  di alimentare la confusione sociale e di alimentare le mafie.

Quando la bontà si presenta con la faccia del buonismo, dietro alle quinte c’è il portafogli.

Quando la difesa della vita si presenta con il rigore ideologico delle religioni, dietro le quinte c’è la volontà di potenza.

A proposito, Adamo e Eva non sono i miei genitori e del loro peccato me ne infischio.

Silvano Danesi

 

[1] C. Allègre, Dio e l’impresa scientifica, Cortina (citazto in Umberto Galimberti, Cristianesimo, Feltrinelli

[2] Vito Mancuso, Dio e il suo destino, Garzanti