PSYOP, TECNICA COMUNICATIVA PER CONDIZIONARE, FIACCARE E CONQUISTARE LE MENTI

Di Silvano Danesi

Psyop sta per Psycological Operations ed è una tecnica collaudata in ambito militare per fiaccare il nemico convincendolo, ancor prima del conflitto, che sarà perdente. Le sue origini sono nell’arte della guerra di Sun Tsu (600 a.C), ma è stata usata in tutte le guerre recenti, con alterne vicende di successi e di figure pacchiane. Il suo uso presuppone un’alta professionalità, altrimenti c’è il rischio che la psycological operations finisca, come un boomerang, a discreditare chi la sta mettendo in atto.

La tecnica, volta a manipolare la psiche, a condizionare e conquistare le menti, si avvale di informazione, disinformazione, propaganda, falsi allarmi, confusione tra notizie vere e notizie false.

Nell’attuale fase, oltre agli strumenti tradizionali, la diffusione dei media e dei social ha consentito di moltiplicare geometricamente le possibilità di intervento, così come è dimostrato dalla vicenda del Covid-19.

Ne è un esempio la vasta campagna di disinformazione della stampa cinese, che non solo nega che il virus sia nato a Wuhan, ma ne attribuisce la responsabilità, di volta in volta, a questo o quel Paese, Italia compresa. 

Il 1° dicembre Michael Ryan, direttore esecutivo dell’Oms per le emergenze sanitarie, ha ribadito che i “primi casi” di contagiati “sono stati rilevati a Wuhan”, ma le autorità di Pechino non hanno autorizzato l’accesso alle carte cinesi sul Covid-19. Pertanto la squadra dell’Organizzazione mondiale della sanità non ha ancora avuto libero accesso alla città da dove è partito il virus.

I cinesi, del resto, l’idea di fiaccare gli Usa e l’Occidente l’hanno persino resa esplicita. La sfida è globale e punta a indebolire gli Usa e di conseguenza l’Occidente, come ha annunciato Wang Xiangsui, ex colonnello cinese che insegna all’Università di Pechino: «Nella lotta alla pandemia ci saranno potenze vittoriose e sconfitte. Siamo una potenza vincitrice, mentre gli Stati Uniti sono ancora impantanati e, penso, potrebbero benissimo diventare una potenza sconfitta”.

Wang Xiangsui è l’autore, con un altro colonnello,  Qiao Liang, del testo  “Guerra senza limiti. L’arte della guerra asimmetrica fra terrorismo e globalizzazione”, scritto alla fine degli anni ’90 del secolo scorso e oggi disponibile nelle edizioni LEG.

Riguardo all’Organizzazione Mondiale della Sanità, non solo è stata complice dei silenzi cinesi ma, con comunicazioni altalenanti e contraddittorie, ha contribuito a creare confusione e a mettere in discussione la veridicità delle notizie.

Caso eclatante, la bocciatura della clorochina a causa di un articolo di Lancet, confezionato da un fumettista e da una pornostar, successivamente smentito, con tanto di scuse, dalla prestigiosa rivista scientifica, che ha fatto una figuraccia a livello internazionale.

Se guardiamo alla conduzione della comunicazione in Italia, con la pletora di virologi che hanno detto tutto e il contrario di tutto, accompagnati dalla mancanza di trasparenza sugli atti del Comitato scientifico e su uno stop and go di prese di posizione di tecnici, consulenti e ministri, la Psyop è stata ampiamente usata, anche se in modo maldestro e, in molti casi, controproducente.

Il caso più eclatante di Psyop in Italia è la continua alternanza di indicazioni contraddittorie. L’esempio del cashback è emblematico. Si invita la popolazione a comperare direttamente nei negozi con moneta elettronica (non validi gli acquisti on line) e poi si demonizzano coloro che vanno nei negozi a comperare. Ora lo stesso giochetto lo si fa con la parentesi arancione, infilata tra due zone temporali rosse: al primo accenno di uscita dal confinamento a casa si grida alla mancanza di responsabilità. In questo modo si fiaccano le coscienze e le menti, si crea confusione, si alimentano i conflitti tra la gente, che si divide tra chi vuole uscire e trovare la possibilità di recuperare qualche briciola di normalità e chi fa il fustigatore dei costumi. Si alimenta la delazione e si instaura un regime di incertezza e di paura. Si demonizza il Natale con le sue abitudini tradizionali e religiose, con spostamenti cervellotici persino della Messa di mezzanotte, spostata di due ore, per poi, nel giorno di Natale, ergersi a salvatori con la farsa dell’arrivo del vaccino con un camioncino refrigeratore, decorato con un pinguino, accolto al Brennero da auto di scorta,  portato in pellegrinaggio sino a Roma e accolto dall’inossidabile Arcuri in veste di Babbo Natale. Conte, al primo vaccino inoculato, parla di momento che la storia ricorderà. La sceneggiata è davvero grottesca, ma alimenta il gioco della confusione e della divisione.  L’Aifa avverte sui rischi del vaccino, ma se osi citarla diventi un no vax, un reprobo da censurare, un maledetto avversario del Bene, rappresentato dal Governo.

E qui casca l’asino.

Durante la guerra dell’Afghanistan gli americani diffondevano notizie continue dedicate ai talebani per convincerli che la loro sconfitta era certa. Ad un certo punto i talebani usarono lo stesso metodo con trasmissioni in inglese di radio Bagdad Betty.

Le trasmissioni erano intese a dire ai soldati americani che, mentre loro erano in guerra, le loro mogli in patria erano insidiate da noti attori e tra questi misero anche Bart Simpson, senza accorgersi che si trattava di un cartone animato di una nota serie televisiva. In questo caso la Psyop fu un fallimento totale e gli autori si coprirono di ridicolo. E’ quanto è accaduto al camioncino dipinto con il pinguino, transitato dal Brennero e scortato in pellegrinaggio sino a Roma.

Chi ha predisposto il piano di Psyop si è dimostrato un dilettante degno dei suoi predecessori afgani.

Lo stesso può dirsi dei giornali (non tutti) e delle televisioni (conquistati a suon di milioni di euro in assenza di vendite, share e pubblicità), che hanno martellato la mente degli italiani con ore e ore di notizie sul Covid, senza informare e facendo propaganda. Il risultato è stato quello di una discesa vorticosa delle vendite e degli ascolti, con conseguente ulteriore dipendenza dai sostegni governativi.

Lo stesso è accaduto negli States, dove la propaganda monocorde dei media ha fatto sì che ora solo il 12 per cento degli americani si fidi dei giornali e solo il 7 per cento delle notizie in Rete.

La conduzione della Psyop da parte delle élite dei mainstream sembra, a questo punto, dilettantesca e, alla fine, autodistruttiva, ma è meglio comunque aprire gli occhi e blindare le menti, non accettando acriticamente quanto ci viene propinato.

Un esempio di utilizzo professionale è stato quello di Beppe Grillo, il quale, non a caso, è riuscito a imbambolare una dose di italiani sufficiente a mettere l’Italia in ginocchio. Ottimo lavoro per un risultato disastroso.

Riguardo al camioncino con il pinguino, chi ha inventato la sceneggiata andrebbe licenziato in tronco da chi lo ha assunto. Tuttavia, lasciarlo dov’è  è forse una garanzia che di figuracce ne predisporrà ancora, contando sulla tracotanza  e sul narcisismo dei suoi padroni.

MADURO, LE MACCHINE TRUCCAVOTI E IL QUADRILATERO VENEZUELA- CINA-RUSSIA-IRAN.

Gli Stati Uniti hanno deciso nuove sanzioni nei confronti del Venezuela per aver usato sistemi elettorali truccavoti nelle recenti elezioni parlamentari del 6 dicembre.

Questa volta nell’occhio del ciclone è la Ex-Cle Soluciones Biometrics CA, società argentina con sede in Venezuela, nata nel 1998 e che aveva già operato in Venezuela per le elezioni nel 2005.

Il 6 dicembre la macchina che “fa vincere sempre” ha fatto vincere ancora una volta Maduro con elezioni non riconosciute dagli Usa, dall’Unione Europea e da molti Paesi dell’America latina.

La notizia nel dettaglio ci è data da Roberto Mazzoni (rumble.com/mazzoninews), un giornalista italiano che lavora in Florida e che fornisce ottimi servizi di aggiornamento su quanto accade dall’altra parte del mondo.

In buona sostanza, la società, simile a Dominion, ha importato, secondo il Dipartimento di Stato Usa, migliaia di macchine dalla Cina, con il canale finanziario di banche russe e con aerei venezuelani (Conviasa) e iraniani (Mohan Air) posti sotto embargo statunitense.

Venezuelana è anche la società Smartmatic, ossia quella che ha fornito il software a Dominion per il conteggio elettorale negli Usa.

Le sanzioni comportano il sequestro di beni della società Ex-Cle e di altre società o di privati negli Usa ad essa connessi, con il controllo dell’Office Foreign Asset Control.

Il Ministro del Tesoro Usa, Steve Muchin ha dichiarato che Maduro ha operato nel pieno “disprezzo per le aspirazioni democratiche del popolo venezuelano e John Ratcliff, Direttore del Nationa Intelligence, che coordina le 17 agenzie di intelligence Usa, ha detto che Cina Russia e Iran sono le tre nazioni straniere che hanno interferito anche nelle elezioni Usa, prefigurando così la messa in atto dell’Ordine esecutivo del 2018 con il quale è dichiarata l’emergenza nazionale.

Ora i tre soggetti, come è noto, sono strettamente legati al Venezuela, Paese il quale è stato accusato, recentemente, di aver finanziato  il nascente Movimento di Grillo.

Il quotidiano spagnolo ABC ha infatti pubblicato in prima pagina un articolo che riguarda il M5S. Secondo il periodico, il regime venezuelano di Hugo Chavez avrebbe finanziato il nascente Movimento di Grillo nell’estate del 2010 con fondi in nero da tre milioni e mezzo di euro. Il denaro sarebbe stato consegnato in contanti in una valigetta a Gianroberto Casaleggio attraverso l’intermediazione del console venezuelano a Milano, Gian Carlo di Martino. A inviare i soldi sarebbe stato Nicolas Maduro, oggi presidente venezuelano, allora ministro degli Esteri. Secondo il documento pubblicato da ABC lo scopo delle sovvenzioni di Chavez era quello di appoggiare un nuovo “movimento anticapitalista e di sinistra nella Repubblica italiana” e il destinatario finale sarebbe stato Gianroberto Casaleggio. La notizia è stata smentita dal figlio di Gianroberto, Davide (“Mai avuto finanziamenti occulti”), mentre il capo politico M5S Vito Crimi, in una nota, ha parlato di “una ridicola fake news”. Protesta anche da parte di Alessandro Di Battista, il quale ha stigmatizzato l’articolo di ABC come “un attacco osceno e vile”.

Dall’altra parte ABC ha confermato le sue notizie, asserendo di avere le prove.

Nel frattempo il Venezuela, in Italia, come ha annunciato lo stesso Maduro, esporterà 5 tonnellate di Coltan, per un valore di 300.000 euro. Il minerale, secondo quanto spiegato da ministro per Commercio Estero, José Vielma Mora, ha tutti i certificati necessari: “Licenze – ha detto – di origine in ossequio al materiale strategico del Banco Central de Venezuela. E in questo modo continueremo a lottare contro il contrabbando di estrazione, non sarà più possibile portare illegalmente questo minerale in Colombia, si farà invece legalmente verso altri Paesi”.

Il Coltan è la columbite-tantalite o columbo-tantalite, una miscela di due minerali della classe degli ossidi che si trovano molto raramente come termini puri. Si trova soltanto in nove nazioni al mondo ed è indispensabile nella produzione di smartphone, computer, console, videogame, fibra ottica, apparecchi risonanza magnetica, per l’industria aerospaziale e altro ancora. Come si può intuire, al giorno d’oggi si tratta di un minerale del quale non si può fare a meno. Ed è anche chiamato il “minerale della morte”, per le condizioni inumane in cui viene estratto in quello che è il primo Paese produttore al mondo, la Repubblica Democratica del Congo. La nazione africana, infatti, ne immette sul mercato l’80%. E un’inchiesta effettuata l’anno scorso dall’inviato del Corriere della Sera, Andrea Nicastro, ne ha svelato tutte le inumane atrocità che cominciano con bambini di 5 anni messi nelle miniere, bambine di 11 nei bordelli delle bidonville  minerarie, madri abbandonate con 5-10 figli, orfani e schiavi. Un business gestito dai “signori della guerra”.

Nella guerra del Coltan è entrata a gamba tesa la Cina, la cui influenza nel Congo è diventata dominante nel 2008. In quell’anno un consorzio di società statali cinesi, formato nel 2007 sotto il nome di Sicomines, firmò infatti un accordo storico con lo Stato congolese per diritti di estrazione di 10 milioni di tonnellate di rame e 600 mila tonnellate di cobalto durante un periodo di 25 anni, per un valore complessivo tra i 40 e gli 84 miliardi di dollari

La Cina ha interessi importanti anche in Venezuela, altro punto di interesse mondiale per le terre rare e, in particolare, per il Coltan.

 Lo scorso 30 marzo, nel corso di una conferenza stampa, la portavoce del Ministero degli Affari Esteri cinesi, Hua Chunying, ha reso nota la posizione di Pechino sull’ultima vicenda del “caso Maduro”. Alcuni giorni prima, il Presidente venezuelano, insieme ad alcuni dirigenti governativi, dell’intelligence e delle forze armate, era stato ufficialmente accusato dal Dipartimento di Giustizia americano di narcotraffico. Hua Chunying ha sottolineato la sovranità e l’indipendenza del Venezuela, rimarcando il sostegno di Pechino a Maduro.

I rapporti, quantomeno strani, con l’Italia del Venezuela di Maduro hanno recentemente interessato anche il possesso, da parte della marina venezuelana, di battelli subacquei, simili a quelli usati dai narcotrafficanti, prodotti nel nostro Paese e arrivati in Venezuela, probabilmente, con la triangolazione cubana.

Il Vas 525, in uso ai nostri subacquei e testato anche dagli US Navy Seals, è prodotto dalla Giunio Santi Engineerig di Trieste e, in considerazione della sua tecnologia d’avanguardia è protetto. Inoltre il regime di Maduro è sotto embargo Usa e l’Italia è membro della Nato. Come sia possibile che il Vas 525 sia finito nei mari venezuelani è un mistero ancora non risolto.

Non è un mistero, invece, che il M5S abbia una predilezione per la Cina e che in Italia la Cina abbia molti amici, a cominciare da Romano Prodi, sempre in corsa per il Quirinale e Beppe Grillo. La presenza del Vaticano nel cuore del Bel Paese, costituisce inoltre, un punto nevralgico dei rapporti con il Dragone, così come sono ottimi i rapporti tra il Vaticano e il Venezuela, anche grazie al fatto che l’attuale Segretario di Stato del piccolo Stato racchiuso tra le mura leonine è stato nunzio apostolico a Caracas.

Inoltre, Rafael Ramirez, definito l’uomo del petrolio di Hugo Chavez, è stato per 12 anni residente in Italia, con tanto di passaporto italiano. Con lui in Italia, come riferisce Panorama del 9 settembre 2020, hanno trovato protezione e modi di fare affari molti esponenti del potere chavista.

Per non farsi mancare nulla, il Venezuela ha rapporti anche con l’Iran.

A maggio 2020 il Venezuela ha apertamente sfidato l’embargo Usa all’Iran accogliendo cinque petroliere di Teheran. Il Venezuela ha una delle riserve petrolifere più vaste del mondo, ma le navi iraniane trasportavano benzina già raffinata. Il disastro economico della gestione Maduro ha, infatti, devastato l’industria della raffinazione e la benzina scarseggia. Con le cinque petroliere si è consolidata, anche emblematicamente, l’alleanza tra i due Stati, ambedue nel mirino delle sanzioni americane.

“Le navi della nostra sorella, Repubblica Islamica d’Iran – ha twittato il ministro venezuelano del petrolio Tarek El Aissami (di origini libanesi) – sono nella nostra zona economica esclusiva”.

Pare che anche l’Italia stia facendo orecchi da mercante quando si tratta di sanzioni contro l’Iran. Infatti, la nave commerciale Altinia, identificata dal numero di serie IMO: 9048471 e costruita dal cantiere navale Visentini nel 1992 è stata ceduta (come scrive Panorama del 9 dicembre 2020), lo scorso anno per 2 milioni di dollari dalla Giovanni Visentini trasporti Fluviomarittimi e, dopo vari passaggi, è scomparsa dai radar della marina civile per ricomparire come nave da guerra della flotta di Teheran con il nome di Shaid Roudaki. La ex Altinia, come riferisce Panorama, è diventata la più grande nave da guerra di nuova generazione dell’Iran. Pesa 8.707 tonnellate, è lunga 150 metri e larga 22. Monta lanciamissili tarra-terra e terra-aria, dispone di un cannone antinave e può ospitare contemporaneamente sei droni da attacco e un elicottero. Ha una tecnologia per la guerra elettronica, un sistema di difesa aerea Khordad 3 ed è pensata per la navigazione oceanica. Tutti i passaggi dall’Italia all’Iran sono ancora un mistero, ma è proprio così impossibile che queste transazioni siano completamente sfuggite ai servizi segreti italiani?

Ora i nodi arrivano al pettine. Il più grande attacco cibernetico consumato in quasti mesi ai danni degli Usa metterà a nudo relazioni equivoche e rapporti trasversali.

Mike Pompeo, Segretario di Stato Usa, ha detto: “Vladimir Putin rimane un reale rischio per quanti amano la libertà. Dobbiamo assicurarci di essere pronti per qualsiasi attacco e classifico la Cina come la vera minaccia esistenziale”.

BERGOGLIO COMPLICE DEL GRANDE RESET E L’ITALIA FA DA CAVIA AL PROGETTO GLOBALISTA

di Silvano Danesi

L’Italia, grazie anche alla linea politica del Vaticano di Bergoglio, è divenuta il laboratorio di sperimentazione delle teorie globaliste del Grande Reset voluto dalla finanza internazionale, teorizzato dal World Economic Forum di Davos e dai Guardiani del capitalismo inclusivo e che ha come braccio armato la Cina del regime dittatoriale comunista di Xi Jimping.

Alla luce di questa intesa disastrosa, si capiscono anche le mosse del Governo giallorosso, che non sono frutto di incapacità, di inettitudine, di impreparazione, ma rispondono ad un piano preciso, applicato scientemente da chi tita le fila, anche utilizzando incapaci, incompetenti, stuoli di consulenti proni.

Non è un caso che i “silvestrini”, ossia i politici educati a Villa Nazareth (quella del cardinal Silvestrini e del Gruppo di San Gallo), o ad essa affini, come Conte e Prodi (l’elenco è interessante) e gli ex comunisti del grumo di potere dalemiano, in assoluta sintonia con i “franceschini”, ossia con i seguaci della linea di Bergoglio e con l’utilizzo strumentale delle truppe cammellate grilline, applichino metodi di governo da Cina comunista e attuino la progressiva distruzione del tessuto produttivo, così come vuole il progetto del World Economic Forum.

La Chiesa di Bergoglio è in prima linea nell’attuazione di un progetto autoritario, antidemocratico e liberticida come quello voluto dal WEF di Davos. La Chiesa di Bergoglio, grazie alla sua influenza diretta e indiretta sulla politica del Bel Paese, tiene in ostaggio l’Italia e la conduce su una china disastrosa sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista democratico, sia, infine dal punto di vista, essenziale, delle libertà.

La linea politica di Bergoglio è fortemente denunciata anche dall’interno della Chiesa cattolica.

Il cardinale Raymond Burke, ex arcivescovo di St. Louis e ora membro della più alta autorità giudiziaria nella Chiesa cattolica romana, nella sua omelia sulla festa di Nostra Signora di Guadalupe il 12 dicembre ha avvertito che l’iniziativa “Great Reset” del World Economic Forum in risposta alla pandemia di coronavirus è un tentativo di manipolare “i cittadini e le nazioni attraverso l’ignoranza e la paura” mentre il materialismo marxista sta prendendo piede negli Stati Uniti.

“La diffusione mondiale del materialismo marxista … ora sembra prendere il potere di governo sulla nostra nazione” – ha detto Burke degli Stati Uniti – aggiungendo che anche altre nazioni stanno attraversando una crisi simile. “Per ottenere vantaggi economici, come nazione ci siamo permessi di diventare dipendenti dal Partito Comunista Cinese, un’ideologia totalmente opposta alle basi cristiane su cui le famiglie e la nostra nazione rimangono al sicuro e prosperano”.

Covid-19, ha detto, viene “utilizzato da alcune forze, nemiche delle famiglie e della libertà degli Stati, per portare avanti il ​​loro programma malvagio. Queste forze ci dicono che ora siamo i soggetti del cosiddetto ‘Grande Reset, «Il Nuovo Normale»”.

Il leader cattolico ha detto che queste forze sinistre vogliono che le persone “trovino in una malattia e nella sua prevenzione la via per comprendere e dirigere la nostra vita, piuttosto che in Dio e nel suo piano per la nostra salvezza”.

Burke ha continuato: “In un momento in cui abbiamo più bisogno di essere vicini gli uni agli altri nell’amore cristiano, le forze del mondo ci isolerebbero e ci farebbero credere che siamo soli e dipendenti da forze secolari che ci renderebbero schiavi del loro programma senza Dio e omicida”.

Le sue osservazioni giungono in un momento in cui molte istituzioni religiose affermano che le restrizioni messe in atto a causa della pandemia vengono utilizzate per violare le libertà religiose, civili e personali.

La questione cinese, pertanto, investe direttamente anche lo scontro interno alla Chiesa cattolica, portata da Bergoglio in una deriva filo cinese incomprensibile.  

Dopo la denuncia del cardinale Burke, anche il direttore del Council on Middle East relations, Athur Tane, ha stigmatizzato l’attuale linea politica della Chiesa di Bergoglio.

Arthur Tane, come riportato da La Verità del 19 dicembre 2020,  ha scritto al Segretario di Stato vaticano Pietro Parolin per chiedere a Papa Francesco di non rinnovare il patto con Pechino. Secondo l’ex nunzio negli Usa Carlo Maria Viganò, questo accordo segreto rientra in un quadro inquietante, quello di distruzione della Chiesa. Questo accordo, «sempre rifiutato con sdegno dai pontefici», è stato reso possibile, spiega Viganò sulle colonne de La Verità, dagli uffici dell’ex cardinale McCarrick , pedofilo seriale, ridotto allo stato laicale.

Viganò ha sferrato un durissimo attacco nei confronti di Bergoglio, ma anche della Cina definita «il braccio armato del Nuovo Ordine Mondiale, tanto nella diffusione di un virus mutante creato in laboratorio, quanto nell’interferenza nelle elezioni presidenziali americane».

Arthur Tane, secondo cui questo accordo mette nelle mani della Cina un potere considerevole sulla nomina dei vescovi, dà al Dragone un potere che non fu ceduto neppure ai nazisti.  Il direttore del Council on Middle East relations accusa inoltre Papa Francesco di non aver speso una parola sulla violazione da parte della Cina dei diritti umani e della libertà religiosa. Cita, ad esempio, i  380 campi di concentramento per le minoranza dei musulmani, le chiese cristiane abbattute con le ruspe, i monaci obbligati ad accettare il marxismo-leninismo.

IL VATICANO IN PARTNERSHIP CON I GUARDIANI DEL CAPITALISMO INCLUSIVO

Il clima all’interno della Chiesa si sta facendo arroventato, soprattutto dopo che  il Vaticano, l’8 dicembre, giorno dell’Immacolata, ha ufficializzato la partnership con il Council of inclusive capitalism voluto da Lynn Forester de Rothschild, definita la Papessa della Chiesa, e membro di un gruppo di multimiliardari che gestisce 10 trilioni di dollari, chiamato “Guardiani per un capitalismo inclusivo”.

Lynn Forester Rothschild, moglie di uno dei massimi esponenti della famiglia, Evelyn Rothschild, è stata la consigliera e l’eminenza grigia di Hillary Clinton e consigliera di Bill Clinton.

Lynn Forester de Rothschild è, infatti, stata coinvolta nel mondo della politica del Partito Democratico alla fine degli anni ’70 quando ha lavorato alla campagna del 1976 del senatore falco Daniel Patrick Moynihan (Dem-NY) insieme a neoconservatori ormai famosi come Elliott Abrams. È stata anche presentata al suo secondo marito, Evelyn de Rothschild, da Henry Kissinger in una conferenza del Bilderberg (altro santuario del Nuovo Ordine Mondiale). 

Prima di entrare nella famiglia Rothschild nel 2000, Lynn era stata sposata con Andrew Stein, una figura importante nella politica democratica di New York, con il quale aveva due figli. 

Non sono mancati sui media riferimenti ai suoi contatti con Jeffrey Edward Epstein, il pedofilo suicidatosi lo scorso anno.

Il Vaticano ha inoltre inviato un messaggio di elogio a Klaus Schwab, presidente del World economic forum e teorizzatore del Great Reset.

È del tutto evidente che Bergoglio ha scelto di stare con la Cina dittatoriale e con chi, in Occidente, vuole distruggere la democrazia e la libertà.

La linea di Bergoglio è sempre più evidentemente alleata della finanza internazionale e con i suoi seguaci italiani ha trasformato l’Italia in una cavia da sperimentazione delle teorie del WEF.

Il sito di Strategie Economiche (https://www.strategieeconomiche.com/) ci avverte che : “Il caso ha voluto che l’Italia fosse il primo laboratorio sul campo dove per la prima volta verranno applicati molti dei principi del WEF in programmi attuativi concreti portati avanti da un governo nazionale” e ciò sta avvenendo attraverso il Recovery Fund, che viene definito “il primo esperimento in cui un governo pianificherà per davvero una rivoluzione in stile WEF in molti campi strutturali del Paese”. Insomma nei prossimi mesi avremo modo di scoprire quanto di ciò che abbiamo letto nei punti del World Economic Forum si tradurrà in realtà in Italia, che il team di Strategie Economiche descrive come una “società complessa, corrotta, frammentata e ideologicamente irriducibile”.

Cosa vuole la teoria del Great Reset?

Nel focus di Strategie Economiche sul World Economic Forum, tra gli obiettivi c’è la riduzione permanente della forza lavoro di almeno il 13%.

Il Grande Reset, infatti, indica un cambiamento radicale che riguarderà soprattutto il mondo del lavoro, ma inevitabilmente modificherà l’intera struttura della società che conosciamo.

Per approfondire l’argomento diamo un’occhiata al lavoro svolto dal team di Strategie Economiche, che seguirà da vicino l’evento del World Economic Forum, perché è proprio nel suo ambito che “avvengono le discussioni scientifiche, economiche e sociali che influenzeranno le decisioni politiche con cui verrà ridisegnato il nostro modo di vivere  nel mondo post lockdown”.

I punti chiave trattati dal prossimo World Economic Forum, che si svolgerà a Davos a gennaio 2021, sono contenuti nel  documento fondamentale del WEF pubblicato ad ottobre, il White Paper sull’Agenda per la Ristrutturazione del Lavoro e sono:

Grazie alle cifre che vengono riportato in questo documento, il lettore ha la possibilità di farsi un’idea abbastanza precisa di quale sia la mole di cambiamento che gli obiettivi del WEF indicano in particolare nel mondo del lavoro che conosciamo nell’ambito del Grande Reset. 

  • Digitalizzare almeno l’84% dei processi lavorativi (esempi di ‘processi lavorativi’: spedizioni, assistenza ai clienti, progettazione di prodotti e servizi, gestione dei fornitori e delle filiere, ecc…)
  • Delocalizzare in remoto almeno l’83% delle attività attualmente effettuate da esseri umani
  • Automatizzare almeno il 50% delle attività attualmente effettuate da esseri umani
  • Digitalizzare almeno il 42% dei programmi di aggiornamento professionale (in sostanza: sostenere le società che effettuano la formazione online a discapito di quelle che la effettuano in presenza)
  • Riqualificare almeno il 35% delle attuali competenze professionali (vuol dire che il 35% delle professioni attuali saranno obsolete e dovranno essere riformate
  • Riformare almeno il 34% delle strutture organizzative (il termine “struttura organizzativa” coincide più o meno con quello che noi chiamiamo ‘organigramma’)
  • Ricollocare almeno il 30% dell’attuale forza lavoro su altre occupazioni che prevedono salari differenti da quelli precedenti
  • Ridurre temporaneamente la forza lavoro di almeno il 28%
  • Ridurre permanentemente la forza lavoro di almeno il 13%.
  •  

E’ evidente la ragione per cui in tutti i documenti del World Economic Forum la pandemia viene indicata come un’occasione da non sprecare per attuare questo programma.

Sappiamo, non fosse altro perché lo tocchiamo con mano, che le misure restrittive imposte dai governi centrali nell’intento (dichiarato) di contenere la diffusione del coronavirus provocano inevitabilmente una catena di fallimenti, distruggendo in particolare le piccole e medie imprese.

La catena di fallimenti, osserva “Strategie Economiche”, interessano proprio quei settori “considerati ‘obsoleti’ dall’ideologia del Grande Reset” e questo permetterà di “accelerare la riconversione del mondo del lavoro secondo i nuovi principi ‘rivoluzionari’ concepiti da questa élite”.

La pandemia e il susseguirsi del lockdown sono pertanto funzionali a eliminare la piccola e media impresa e, guarda caso, l’Italia è la cavia di questa ecatombe essendo la sua struttura produttiva in gran parte composta da pmi. In particolare sarà massacrato il Nord, che questo Governo giallorosso penalizza costantemente e scientemente, aderendo alla sperimentazione del WEF.

PER CONTRASTARE IL DISEGNO DISTRUTTIVO E LIBERTICIDA E’ NECESSARIO CAMBIARE GOVERNO

Un quadro, quello in cui assistiamo alla distruzione delle piccole e medie imprese, che viene confermato anche dall’ex presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, il quale in occasione del suo intervento di lunedì presso il G30 ha spiegato che il Recovery Fund (anche detto Next Generation Fund) non fermerà la distruzione delle pmi, che diverrà invece ancora più evidente quando i termini degli aiuti di emergenza adottati dai vari Paesi dell’Ue arriveranno a scadenza.

Tra WEF e G30 esistono punti di vista molto diversi, ed è stato ancora Mario Draghi ad evidenziare quello del G30, decisamente “più pessimista dei proclami esaltati e autocelebrativi del WEF” che tra l’altro tra i suoi obiettivi ha anche la “messa in parentesi delle banche con l’avvento delle valute digitali”.

Dal discorso di Mario Draghi si evince in sostanza che mettere in pratica obiettivi come quelli del WEF che puntano a stravolgere il sistema economico e sociale che conosciamo non è così facile come sembra si voglia far pensare.

Il team di Strategie Economiche sottolinea infatti che “qualsiasi rivoluzione, per quanto ambiziosa, deve attraversare due momenti cruciali” che sono i seguenti:

  • il momento necessario della ‘distruzione’ di ciò che c’è
  • il momento, successivo, della costruzione del nuovo.

Il primo obiettivo in Italia è chiaramente in atto.

Il Governo giallorosso è quasi riuscito del tutto nell’intento di distruggere il tessuto produttivo del piccolo commercio, della ristorazione, delle partite iva e delle pmi.

A ricostruire sulle macerie non può essere questo Governo di distruttori seriali del Paese, ma qualcuno che abbia una strategia diversa da quella del WEF e che sia libero dai rapporti con Bergoglio e con i suoi sodali del WEf e del gruppo dei Guardiani del capitalismo inclusivo.

UNO SCANDALO DI PROPORZIONI INAUDITE STA SCONVOLGENDO LA DEMOCRAZIA NEGLI USA

La vicenda delle elezioni negli Usa si sta trasformando in uno scandalo mondiale di enormi proporzioni, tale da mettere in seria discussione l’integrità della stessa democrazia e delle libertà dei cittadini.

Un rapporto di uno studio legale di interesse pubblico nazionale afferma che circa 500 milioni di dollari donati dal CEO di Facebook Mark Zuckerberg sono stati utilizzati per violare le leggi elettorali fornendo fondi ai comuni dominati dai Democratici e ai loro sforzi elettorali a beneficio di Joe Biden.

L’accusa è che quanto è stato fatto è in violazione della legge Help America Vote.

Il rapporto di 39 pagine compilato dall’Amistad Project della Thomas More Society ha affermato che la maggior parte di $ 500 milioni di Zuckerberg e sua moglie, Priscilla Chan, sono andati al Centro no profit di sinistra precedentemente poco conosciuto per la tecnologia e la vita civica.

Sebbene elencato come organizzazione apartitica, il CTCL, affermano gli autori, ha finanziato siti di raccolta di schede elettorali in giurisdizioni tradizionalmente dominate dai democratici e “considerava le leggi sull’integrità delle elezioni statali come ostacoli e fastidi da ignorare o aggirare”.

Sintesi del rapporto

Le elezioni presidenziali del 2020 hanno visto un partenariato pubblico-privato coordinato e senza precedenti per influenzare in modo improprio le elezioni presidenziali del 2020 a nome di un particolare candidato e partito.

Finanziate da centinaia di milioni di dollari dal fondatore di Facebook Mark Zuckerberg e da altri interessi high-tech, le organizzazioni di attivisti hanno creato un sistema elettorale a due livelli che trattava gli elettori in modo diverso a seconda che vivessero in roccaforti democratiche o repubblicane.

Il denaro privato imponeva la gestione delle elezioni della città e della contea contrariamente alla legge federale e ai piani elettorali statali approvati e sviluppati dalle legislature statali con l’autorità concessa dalla Costituzione degli Stati Uniti.

Inoltre, i funzionari esecutivi negli stati altalenanti hanno facilitato, attraverso contratti unici e nuovi, la condivisione di informazioni private e sensibili sui cittadini all’interno di quegli stati con interessi privati, alcuni che promuovono attivamente candidati e programmi di sinistra.

Questa condivisione dei dati ha consentito l’accesso diretto a dati di valore politico unico per cause di sinistra e ha creato nuove vulnerabilità per la manipolazione digitale dei sondaggi elettronici statali e dei sistemi e delle macchine di conteggio.

Questa partnership pubblico-privato in questi stati altalenanti ha posto efficacemente il pollice del governo sulla scala [thumb on the scale è una frase idiomatica che significa un atto pregiudizievole, ndr] per aiutare questi interessi privati ​​a raggiungere i loro obiettivi e per avvantaggiare i candidati di un partito politico.

Il progetto Amistad ha iniziato a monitorare queste attività a partire dalla primavera del 2019, concentrandosi inizialmente sulle vulnerabilità digitali dei sistemi elettorali statali.

Amistad è venuta a conoscenza del fatto che gli stati e i funzionari elettorali locali non riuscivano a mantenere il diritto legale di accedere ai log dei computer sulle macchine conta voti. Il primo passo per intraprendere qualsiasi esame forense del computer è ottenere l’accesso ai registri delle macchine, ma decine di funzionari elettorali non sono riusciti a mantenere il diritto di rivedere tali informazioni, tanto meno a stabilire un metodo per la revisione bipartisan.

In effetti, l’America ha acquistato una complessa urna (computer) in cui sarebbero stati depositati i suoi voti, ma non aveva il diritto di aprire la scatola e rivedere il conteggio.

Con l’escalation di COVID nel marzo del 2020, il progetto Amistad ha iniziato a testimoniare sforzi preoccupanti per minare l’integrità del 2020 attaccando le leggi progettate per proteggere l’integrità del voto per assente.

L’uso di schede elettorali per assente è particolarmente vulnerabile alle frodi, come dettagliato in uno speciale rapporto bipartisan del Congresso scritto dall’ex presidente Jimmy Carter e James Baker.

Il voto di persona avviene con la presenza di funzionari elettorali addestrati. Questi funzionari scoraggiano le intimidazioni e la coercizione degli elettori e sono addestrati per educare, non fuorviare, l’elettore quando completa la votazione. Inoltre, il voto di persona consente l’identificazione degli elettori. Quando il ballottaggio lascia i controlli del governo, sono presenti nuove sfide. Ci sono pochi controlli di identità e nessuna garanzia che lo scrutinio sia stato completato senza intimidazioni, coercizioni, incentivi o da una persona diversa dall’elettore.

Di conseguenza, gli stati hanno leggi basilari di buon senso che proteggono l’integrità del voto per assente, anticipato o per posta.

A partire dalla primavera del 2020, le organizzazioni di sinistra hanno intentato un numero enorme di azioni legali per contestare queste leggi sull’integrità. Le cause legali cercavano di mettere da parte i requisiti dei testimoni, i requisiti di identificazione, le scadenze, i requisiti di consegna, le scadenze per le votazioni, i requisiti per la firma, i requisiti per le domande e persino sostenevano che la Costituzione richiedeva che tutte le buste delle schede elettorali restituite fossero prepagate a causa di COVID.

I governatori degli Stati swing [quelli contestati, ndr] hanno anche iniziato a emanare ordini esecutivi di emergenza che interrompevano il voto di persona mentre riversavano nuove risorse statali per incoraggiare le persone a votare in anticipo.

I dati dei sondaggi hanno rivelato che questo attacco coordinato al voto di persona generalmente favoriva gli elettori del Partito Democratico che preferivano votare in anticipo, mentre poneva i repubblicani, che preferivano votare di persona, in una posizione di svantaggio.

Queste azioni rappresentano l’inizio della formazione di un sistema elettorale a due livelli che favorisce un gruppo demografico svantaggiando un altro gruppo demografico.

Sempre nel marzo 2020, David Plouffe, ex responsabile della campagna per il presidente Barak Obama, ha pubblicato il suo libro intitolato A Citizen’s Guide to Defeating Donald Trump. All’epoca Plouffe lavorava per l’iniziativa di beneficenza di Mark Zuckerberg e sua moglie Priscilla Chan.

A pagina 81 del suo libro, Plouffe identifica correttamente che le elezioni generali del 2020 si ridurranno a una “lotta di strada blocco per blocco” per portare a termine il voto nel nucleo urbano, una roccaforte chiave dei voti del Partito Democratico. Plouffe ha in particolare evidenziato un’alta affluenza alle urne a Milwaukee, Detroit e Filadelfia come la chiave per una vittoria democratica.

Subito dopo, abbiamo assistito ai brontolii di un’organizzazione 501 (c) (3) precedentemente assonnata intitolata Center for Tech and Civic Life (CTCL) i cui ricavi annuali precedenti non hanno mai superato $ 1,2 milioni.

CTCL iniziò a inviare agenti negli stati per reclutare alcune roccaforti democratiche per preparare sovvenzioni che richiedevano denaro da CTCL.

Ad esempio, CTCL ha firmato una sovvenzione di $ 100.000 al sindaco di Racine, WI nel maggio del 2020, ordinando al sindaco di reclutare altre quattro città (Green Bay, Kenosha, Madison e Milwaukee) per sviluppare una richiesta di sovvenzione congiunta di CTCL. Questo sforzo si traduce in queste città che presentano un “Wisconsin Safe Election Plan” il 15 giugno 2020 a CTCL e, a loro volta ricevono 6,3 milioni di dollari per attuare il piano. Questa privatizzazione delle elezioni mina l’Help America Vote Act (HAVA), che richiede che i piani elettorali statali siano presentati ai funzionari federali e approvati e richiede il rispetto per la parità di protezione rendendo tutte le risorse disponibili equamente a tutti gli elettori.

La fornitura di fondi Zuckerberg-CTCL ha permesso a queste roccaforti democratiche di spendere circa $ 47 per elettore, rispetto ai $ 4 a $ 7 per elettore nelle aree tradizionalmente repubblicane dello stato.

Inoltre, questo reclutamento di giurisdizioni mirate per azioni e finanziamenti governativi specifici è contrario ai piani elettorali legislativi e invita il governo a giocare i favoriti nel processo elettorale.

Il “Piano elettorale sicuro del Wisconsin” non è stato scritto dallo Stato e ha considerato le leggi sull’integrità delle elezioni statali come ostacoli e fastidi da ignorare o aggirare. Inoltre, CTCL si riservava il diritto, nel documento di sovvenzione, a, a sua esclusiva discrezione, ordinare la restituzione di tutti i fondi se le città beneficiarie non avessero condotto le elezioni in conformità con i dettami della CTCL.

In effetti, CTCL ha gestito le elezioni in queste cinque città. E questo piano ha violato la legge statale, almeno, nel modo seguente:

. 1) Il piano ha aggirato i requisiti di identificazione degli elettori per le votazioni assenti tentando di classificare tutti gli elettori come “confinati a tempo indeterminato” a causa del COVID e successivamente, dopo le critiche della Corte Suprema del Wisconsin, ordinando agli impiegati elettorali di non mettere in discussione tali affermazioni.

. 2) Il piano ha avviato l’uso di drop box per la raccolta delle schede elettorali, violando in modo significativo la catena di custodia della scheda elettorale e non mantenendo registri e revisioni adeguati per garantire che tutte le schede elettorali espresse correttamente fossero conteggiate e tutte le schede espresse in modo improprio non fossero conteggiate.

. 3) Avviato il consolidamento dei centri di conteggio, giustificando il flusso di centinaia di migliaia di schede in una sede e l’emarginazione degli osservatori repubblicani dei sondaggi in modo che bipartisan ha fattp sì   che la partecipazione alla gestione, al trattamento e al conteggio delle schede sia stata compromessa.

Questi sono solo esempi di cambiamenti radicali nei processi elettorali che hanno aperto la porta a frodi significative.

L’impatto disparato dei finanziamenti Zuckerberg è presente anche nell’analisi dei finanziamenti CTCL in Pennsylvania. I documenti ottenuti tramite ordinanza del tribunale hanno rivelato una comunicazione tra la città di Filadelfia e la CTCL, sottolineando che la CTCL ha pagato i giudici elettorali di Filadelfia e altri funzionari elettorali. CTCL ha incaricato Philadelphia di aumentare i propri seggi elettorali e di utilizzare cassette postali e, infine, unità di raccolta mobili. Inoltre, i soldi di Zuckerberg hanno permesso a Filadelfia di “curare” le schede elettorali assenti in un modo non previsto nelle aree repubblicane dello stato.

Nella contea democratica del Delaware, in Pennsylvania, è stata collocata una casella di posta ogni quattro miglia quadrate e ogni 4.000 elettori. Nelle 59 contee portate avanti da Trump nel 2016, c’era una casella per ogni 1.100 miglia quadrate e ogni 72.000 elettori. Il governo che incoraggia un gruppo demografico mirato a votare è il lato opposto della stessa medaglia del governo che prende di mira un gruppo demografico per sopprimere il voto.

Questo sistema elettorale a due livelli ha permesso agli elettori nelle roccaforti democratiche di passeggiare per strada per votare mentre gli elettori nelle roccaforti repubblicane dovevano andare a caccia di “dov’è Wally”.

Queste irregolarità esistevano ovunque il denaro di Zuckerberg fosse concesso ai funzionari elettorali locali. In effetti, Mark Zuckerberg fu invitato nella sala del conteggio e il popolo americano fu cacciato.

Inoltre, Amistad si è allarmata per le nuove vulnerabilità create nel nostro sistema elettorale con “accordi di condivisione dei dati” che davano alle organizzazioni di terze parti di sinistra l’accesso in prima fila ai sondaggi elettronici.

Rock the Vote e altre organizzazioni hanno firmato accordi con i funzionari delle elezioni statali blu per inserire nuove registrazioni nei libri dei sondaggi statali. Tali accordi sono senza precedenti e poco saggi.

In precedenza, le registrazioni degli elettori venivano registrate esclusivamente da impiegati elettorali, che hanno tre importanti controlli sulla loro autorità. Questi controlli sono: 1) devono essere trasparenti soggetti a FOIA e leggi sui registri aperti; 2) sono geograficamente limitati che rendono gestibili gli audit; e 3) sono politicamente responsabili. Nessun controllo di questo tipo si applica a Rock the Vote.

Consentire tale accesso crea nuove vulnerabilità digitali consentendo facilmente agli attori malvagi di accedere ai sondaggi e modificare le voci.

Le preoccupazioni del progetto Amistad sono state amplificate dalla natura di un contratto offerto dal direttore sanitario del Michigan a una sussidiaria di NGP VAN, una società democratica di raccolta fondi e servizi dati.

  • Il Michigan ha concesso il contratto di tracciabilità COVID a Michigan VAN come sussidiaria di NGP VAN. Il contratto ha permesso a questa organizzazione di sinistra di richiedere informazioni sensibili ai cittadini del Michigan sotto la minaccia di arresto. Ai cittadini potrebbe essere ordinato di consegnare cartelle cliniche, informazioni di viaggio, nomi di colleghi e amici e altre informazioni con un significativo interesse per la privacy e di notevole valore monetario a una raccolta fondi politica.
  • Le e-mail successivamente ottenute tramite richieste FOIA dimostrano che il direttore politico del governatore Whitmer è stato coinvolto nel suggerire al dipartimento della salute di non contrattare direttamente con NGP VAN a causa di possibili ricadute politiche. Lo staff del governatore Whitmer ha raccomandato a NGP VAN di creare una filiale nel Michigan e che la filiale diventasse un subappaltatore in modo da nascondere il coinvolgimento di NGP VAN. Quando queste informazioni sono diventate pubbliche, Whitmer ha affermato di non essere a conoscenza dell’accordo e, di fronte alla pressione dell’opinione pubblica, ha rescisso il contratto.
  • In questo momento, il progetto Amistad ha deciso di mantenere i servizi di Stillwater e del signor Carlson per sviluppare questo rapporto. Stillwater l’ha fatto e lo farà
  • Continuare a svolgere un ruolo fondamentale nella comprensione del progetto Amistad della privatizzazione delle elezioni del 2020.
  • Stillwater si è impegnata in un’ampia ricerca su leggi, procedure, documenti cittadini e documenti pubblici per rivelare il funzionamento di questi interessi privati ​​che dirigono le elezioni del 2020.
  • Questo rapporto rivela quei rapporti e il metodo in cui i funzionari pubblici hanno collaborato con interessi privati ​​per influenzare in modo improprio le elezioni del 2020.
  • La gestione delle elezioni è una funzione fondamentale del governo che non può essere affidata a interessi privati. Non dobbiamo privatizzare le nostre elezioni. Tale privatizzazione minaccia la democrazia, zittisce la voce dell’elettorato e mina l’integrità elettorale. Queste preoccupazioni dovrebbero trascendere l’appartenenza al partito e questa minaccia richiede una risposta bipartisan. Continueremo a esporre questi problemi in modo che la nostra nazione possa rispondere adeguatamente a questa minaccia al processo elettorale.
  • – Phill Kline, Direttore del Progetto Amistad della Thomas More Society

NEGLI USA IN ATTO UN CONFRONTO MAI VISTO CHE HA IL VALORE DI UNA SECESSIONE

Di Silvano Danesi

Ben 17 Stati degli Stati Uniti d’America si sono uniti al Texas nella causa intentata alla Suprema Corte per contestare le procedure elettorali di Pennsylvania, Michigan, Georgia e Wisconsin, dopo che nei quattro Stati sono state cambiate le leggi elettorali senza seguire quanto è previsto costituzionalmente. Al di là di chi sarà il presidente degli Stati Uniti nel 2021, il fatto è di una portata epocale. E’ la prima volta che uno schieramento così vasto di Stati si rivolge alla Suprema Corte per contestare altri Stati. Siamo in presenza di un confronto senza precedenti, che va ben oltre le persone di Trump e di Biden e che vede scontrarsi due blocchi che vanno assumendo contorni ben precisi, sia dal punto politico, sia dal punto di vista sociologico, sia dal punto di vista delle proiezioni in politica internazionale.

Il confronto in atto negli Usa non è destinato a spegnersi con la nomina di Biden o di Trump, ma continuerà per molto tempo, in quanto si intreccia non solo con la sopravvivenza degli Usa come potenza geopolitica mondiale, ma anche con la loro sopravvivenza come potenza economica e tecnologica.

Lo schieramento che si è determinato fa capire chiaramente che è in atto una sorta di “secessione” di un terzo degli stati nei confronti della politica dei Democratici e delle grandi città del Nord America, dove vivono le élite. Lo schieramento fa capire che anche la dipendenza da Wall Street del gruppo di potere Dem è messo in discussione. La recente indiscrezione che il Dipartimento della Difesa non appoggerà più militarmente le operazioni Cia, se confermato, fa capire che è in atto anche un duro confronto all’interno del deep state. Sui giornali italiani, nulla di tutto questo. Si occupano dell’albero di Natale preparato dalla moglie di Trump alla Casa Bianca, ovviamente deplorando il fatto, secondo la regola inventata da Hillary Clinton che chi non condivide il pensiero unico delle élite Dem è “deplorable”. In buona sostanza se non sei Dem (la traduzione in politichese italiano è facile) o sei scemo, o sei bru bru o sei impresentabile (sempre che tu non sia direttamente razzista, fascista, nazista, sessista, omofobo, ilslamofobo, negazionista e, se non basta, Ista). In ogni caso deplorevole. Gli imitatori italiani non mancano, ma sono papagallescamente ridicoli. Alle porte dell’Italia, Israele e il Marocco cambiano, con il loro accordo, la geopolitica dell’Africa che si affaccia sul Mediterraneo e, soprattutto, il controllo dei flussi di traffico transoceanici, che passano prima dal Canale di Sicilia e poi dallo Stretto di Gibilterra. Il riconoscimento di Trump della sovranità marocchina sul Sahara Occidentale ha un valore strategico ed economico, data la ricchezza di risorse minerarie dell’area. Cambia il mondo, ma i giornali italiani fanno gossip. Triste declino. Riguardo al Governo meglio lasciar perdere, altrimenti ci viene l’ulcera.

IL PROGETTO PROTEZIONE, CON IL MURO DI BERLINO TRA NONNI E NIPOTI, SONDA LA RESISTENZA DEGLI ITALIANI.

Di Silvano Danesi

Lallalà, lallalà, lallalà, lallalà. L’ultimo Dpcm, con i provvedimenti restrittivi relativi al Natale, non è il frutto di uno sbandamento, di incapacità, di protervia; è un atto perfettamente coerente con la sperimentazione, in atto in Italia, del Progetto Protezione in stile Ddr, funzionale al nuovo feudalesimo in fase di instaurazione a livello mondiale per chiudere la fase storica delle democrazie liberali.

Il Dpcm innalza, in perfetto stile Ddr, il Muro di Berlino di Natale tra i nonni e i nipoti. Un provvedimento che mi ha indotto ad approfondire la forma mentis del marchese De Sade, perché di sadismo si tratta.

Sadismo, sì, ma in prima lettura. E’ una lettura che mantiene un suo soggettivo valore psicologico, ma a ben vedere, si tratta di altro.

Il provvedimento, che suscita indignazione, è teso a misurare la resistenza degli italiani a norme cervellotiche e vessatorie, ispirate al nonsense e a capire fino a che punto la popolazione è disponibile a farsi vessare, dominare, sottomettere.

Se avesse un minimo di sostanza reale la valutazione del Censis che l’80 per cento degli italiani è d’accordo con gli ultimi PPP (provvedimenti del progetto protezione), sarebbe del tutto evidente che la resistenza degli italiani è ormai vicina alla protrazione: PPPP (prostrazione ai provvedimenti del progetto protezione). Se ha ragione il Censis lo vedremo nei prossimi giorni, quando il Progetto Protezione imporrà il patentino vaccinale PVPP (patentino vaccinale progetto protezione), senza il quale i reprobi saranno esclusi dalla comunità, come si fece un tempo con i lebbrosi, ai quali furono presto associati gli ebrei.

Il patentino giallo (stesso colore della famosa stella) ha degli illustri predecessori e non a caso viene proposto da qualche avanguardista dell’Oms, organizzazione ormai a ispirazione cinese, ossia antidemocratica e totalitaria.

Facciamo un salto indietro nella storia.

Innocenzo III, nato in una nobile famiglia Romana, eletto papa a 38 anni, nel 1198, era un intellettuale che aveva studiato diritto Bologna e teologia in Francia e fu il primo papa a dichiararsi esplicitamente non solo successore di San Pietro, ma anche vicario di Cristo.

”Re dei re, dunque rex regum, superiore ai princìpi e loro giudice. Il giorno della sua incoronazione egli proclamò: «È a me che Gesù ha detto: ti darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che  legherai sulla terra sarà legato anche in cielo». Guardate dunque chi è questo servo che governa un’intera famiglia: «È il vicario di Gesù Cristo, il successore di Pietro. Egli sta fra Dio e l’uomo, meno grande di Dio, più grande dell’uomo»”. [i]

Verso la fine del suo pontificato Innocenzo III riunì il Concilio Lateranense (1215), nel quale fu stabilito il dogma della transustanziazione.

Sentendosi re dei re, istituì l’inquisizione. “Il pastore doveva eliminare le pecore rognose, e purgare  il popolo Cristiano, già isolato dai lebbrosi e dagli ebrei, di tutti i perniciosi germi che lo avvelenano”.[ii]

Riguardo ai lebbrosi, ai quali Innocenzo III benevolmente mise accanto gli ebrei, la storia deve fare un ulteriore passo indietro. Siamo arrivati all’Editto di Rotari (603):”Chi è affetto da lebbra, riconosciuta dai giudici e dal popolo, viene espulso dalla città”.

Anche in questo caso l’editto civile fu preceduto da una disposizione papale. Un precedente concilio di Lione (Lione 538) aveva, infatti, ordinato di rinchiudere nei lebbrosari tutti gli esseri impuri affetti da malattie contagiose e i pazzi posseduti dal demonio, allontanandoli dal popolo di Dio.  Oggi la minaccia è l’uso del contiano Tso.

Fu così che il primo lebbrosario in Francia fu aperto a Saint Claude nel 460. Nel 1126 il lebbrosari  erano 2000, con la conseguente decretazione della morte civile del lebbroso. Il 21 giugno 1321 un editto emesso a Poitiers da re Filippo V di Francia e Navarra ordinava la reclusione e l’eccidio dei lebbrosi accusati di essere in combutta con gli ebrei nel contaminare acqua, fontane e pozzi.

Innocenzo III (Lateranense 1215) impose agli ebrei la ruota gialla, marchio distintivo e segno di segregazione, mentre  ai lebbrosi  una ruota di colore rosso e verde su una cappa grigia. Il concilio decretò inoltre che i  Cagot (una popolazione dei Pirenei ritenuta impura)  dovessero portare un distintivo rosso sul petto  e sulla spalla. 

Il konow how, come si vede, non scarseggia.

Ma torniamo all’attualità. Lallalà, lallalà, lallalà, lallalà.

La sperimentazione in Italia del Progetto Protezione è stata annunciata da un inascoltato Gianroberto Casaleggio con il video “Gaia – The future of politics”, un video sperimentale del 2008 che ipotizza possibili scenari del futuro e che riguarda la democrazia diretta gestita da un’intelligenza artificiale.

Il M5S è nato dalla stessa vision di Gianroberto Casaleggio e grazie all’alleanza con Beppe Grillo, che ha fornito al progetto la base di consenso di massa, cavalcando il malcontento e tutti i vaffa che il comico ha riassunto in un Vaffa politico, ha portato alla fine in Parlamento un potenziale distruttivo dello stesso che si sta dimostrando in tutta la sua potenza. E’ pur vero che chi voleva aprire il Parlamento come una scatola di tonno è poi rimasto nella scatola ben accomodato, ma se si guarda alla realtà, la presenza dei tonnetti pentastellati ha trasformato le aule parlamentari in ossequienti strumenti del Progetto Protezione. L’operazione non è stata di aprire la scatola di tonno, ma di renderla impotente dall’interno.

Il secondo annuncio, in prossimità della messa in esecuzione della parte più cogente dell’esperimento, è stato dato, inascoltato e incompreso, dal joker con il suo lallalà, lallalà, lallalà, lallalà.

Il Covid, “provvidenzialmente” (?) ha messo la ciliegina sulla torta, consentendo la messa in mora di ogni libertà in funzione della sanità. E’ iniziata così la sequela del Dpcm che ha messo definitivamente in un angolo il Parlamento, nel più assoluto silenzio di chi è preposto a garantire la Costituzione e la libertà degli italiani.

Ed eccoci giunti al Muro di Berlino di Natale.

La divisione delle famiglie, dei nonni e dei nipoti è lo stupro di uno degli aspetti tradizionali più sentiti e radicati. La vecchia saggezza popolare recita: “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”. Il Natale è il momento dell’incontro. E’ il momento che evidenzia il passaggio del testimone tra Osiride e Horus, è l’enantiodromia del Solstizio resa e evidente dalla nascita avvenuta e che sarà ancora più evidente con l’Epifania, la successiva espressione della luce. Il Natale è la proclamazione della ciclicità della vita e della morte ed è uno spazio sacro, nel quale si colloca la famiglia umana. Il Natale è l’archetipo della rinascita che prelude alla resurrezione pasquale. Il Natale, nella tradizione cristiana, che attinge a radici più antiche, è la festività della famiglia: un padre, una madre, un figlio, una grotta (come quella di Platone a indicare il mondo terreno), un asino, simbolo del soma che è anche sema (Seth) e un bue, simbolo del corpo di luce, Apis. Il bue a l’asinello a dirci che siamo corpo terreno e corpo di luce, arrivati nella grotta del mondo terrestre tramite il ventre di una donna, accompagnata da un uomo e grazie alla “forza” del Divino (nella narrazione cristiana Gabriele, Kha Vi El, la Forza di El).

Tutto questo, nonché l’aspetto molto umano delle relazioni emotive, viene banalizzato e stuprato dal Muro di Berlino di Natale tra nonni e nipoti, tra generazioni, interrompendo affetti, tradizioni, radici, per consegnarci alla Ddr di Conte & soci. Il Muro è il simbolo della resilienza, vocabolo oggi di moda, la cui area semantica è stata distorta e che  correttamente significa la resistenza all’impatto di duri colpi dati ai materiali sotto prova.

Quello del Muro di Berlino di Natale è un colpo durissimo, ma se gli italiani lo avvertiranno come lieve, saranno definitivamente nelle mani del tiranno.


[i] Georges Duby, L’arte e la società medievale, Laterza

[ii] Georges Duby, L’arte e la società medievale, Laterza

NEL DEEP STATE AMERICANO È IN ATTO UN CONFRONTO EPOCALE

Di Silvano Danesi

Sembra la sceneggiatura di un film di spionaggio ed è, al contrario, una realtà. Non sappiamo tutti i risvolti di questa spy story, ma è del tutto evidente che negli Usa è in atto uno scontro epocale, dai contorni ancora oscuri, che riguarda gli assetti mondiali.

A questo punto, ridurre, come viene fatto da una stampa italiana sempre meno credibile, lo scontro in atto a un duello tra Trump e Biden è, non solo riduttivo, ma fuorviante.

Il generale di corpo d’armata in pensione Thomas McInernei, in un’intervista al Www Broadcasting Network, ha dichiarato di aver appreso da sue fonti (come riporta Daniele Capezzone, su La Verità) che uomini delle forze speciali dell’esercito Usa, probabilmente appartenenti alla Delta force,  avrebbero realizzato un raid presso una server farm della Cia a Francoforte e che il raid sarebbe stato cruento, con morti da parte dei soldati e da parte dei paramilitari della Cia. L’obbiettivo dell’incursione sarebbe stato il sequestro di server e di materiale informatico e che i servere e il materiale sarebbero poi stati portati in un luogo sicuro.

La notizia è di portata enorme, in quanto, se fosse confermata, non solo ci fa conoscere uno scontro armato in territorio tedesco tra forze statunitensi, ma mostra uno scontro all’ultimo sangue in atto in America tra apparati dello Stato.

La notizia di un raid a Francoforte girava da tempo, a proposito dei server relativi alle macchine del voto americano e ai brogli sui quali lavora la squadra legale di Trump. Non solo. L’avvocato Sidney Powell ha affermato di avere le prove di mani straniere sull’hardwer e sul software di Dominion, la società ritenuta dalla stessa Powell responsabile dei brogli elettorali.

Ovviamente non sono mancate le smentite, ma ci sono alcune coincidenze che fanno pensare ad uno scontro sotterraneo di una consistenza mai vista.

Procediamo con ordine.

Anzitutto McInerney non è uno sprovveduto. Dopo essersi laureato all’USMA nel giugno 1959, fu nominato sottotenente dell’esercito degli Usa e successivamente si unì all’Air Force.

Pilota, dopo molti incarichi, McInerney nel febbraio 1981 è diventato comandante della 313 divisione aerea ed è stato poi vice capo del personale per le operazioni di intelligence, Headquarters Pacific Air Forces , Hickam Air Force Base , Hawaii , dal giugno 1983 al luglio 1985, quando divenne comandante della 3a Air Force , Royal Air Force Station Mildenhall , Inghilterra . Nell’ottobre 1986, McInerney è stato assegnato come vice comandante in capo al quartier generale delle forze aeree statunitensi in Europa , base aerea di Ramstein , Germania occidentale . È diventato comandante diAlaskan Air Command , Alaskan NORAD Region e Joint Task Force Alaska nel maggio 1988. L’ultimo incarico in servizio attivo di McInerney è stato vice capo di stato maggiore, quartier generale dell’aeronautica americana, Washington, DC. Si è ritirato dall’Air Force il 1 ° luglio 1994. 

Diciamo, per brevità, che è uno ben introdotto, che non manca di agganci solidi e che ha un’esperienza alle spalle anche di intelligence.

Una coincidenza interessante riguarda il generale Michael Flynn, recentemente graziato da Trump per la vicenda Russiagate, il quale, a proposito delle elezioni Usa, ha parlato “della più grande frode che il nostro Paese abbia mai visto nella storia” ed ha aggiunto: “Ciò che sta accadendo in questo Paese non dovrebbe mai accadere. E nella mia mente non c’è dubbio che siamo a una prova del fuoco. Se non correggiamo ciò che sta accadendo entro le prossime due settimane, detesto pernsare cosa potrebbe succedere dopo”.

Un avvertimento di notevole portata, che ipotizza scenari ben più gravi di quelli dei soli brogli.

Flynn,  generale dell’United States Army, ex direttore della Defense Intelligence Agency (DIA), ex comandante della Joint Functional Component Command for Intelligence, Surveillance and Reconnaissance (JFCC-ISR) ed ex membro del Military Intelligence Board, il 22 gennaio è stato nominato Consigliere per la sicurezza nazionale, ma il 13 febbraio 2017 si è dimesso dal ruolo in seguito a controversie su contatti avuti con l’ambasciatore russo a Washington prima di entrare in carica.

La carriera militare di Flynn includeva un ruolo chiave nel mettere a punto la strategia antiterrorismo degli Stati Uniti e smantellare le reti di insorti in Afghanistan e in Iraq, e gli furono assegnate numerose missioni di combattimento, operazioni convenzionali e operazioni speciali di intelligence. Era stato nominato dal presidente Barack Obama diciottesimo direttore della Defense Intelligence Agency, che diresse dal luglio 2012 al suo ritiro dall’esercito nell’agosto 2014.

Dopo aver lasciato l’esercito, Flynn ha fondato il Flynn Intel Group, che ha fornito servizi di intelligence ad aziende e governi.

Anche nel caso di Flynn stiamo parlando di uno che se ne intende e che ha solide conoscenze, soprattutto grazie alla sua esperienza di intelligence.

Una seconda coincidenza da notare con attenzione è la recente sostituzione del Segretario di Stato alla Difesa e il licenziamento di Henry Kissinger e di tutto il comitato per la politica di difesa del Pentagono.

In pratica Trump ha licenziato l’artefice della liaison dangereuse tra il blocco dei Bush e quello dei Clinton. Una liaison  che aveva creato un asse trasversale delle élite finanziarie che ha prodotto la delocalizzazione produttiva in Cina, il disastro mediorientale, il globalismo e il pensiero unico politicamente corretto che è il soffocamento della libertà.

Una pulizia mai vista. La pulizia riguarda gli uomini dei Bush e dei Clinton, a dimostrazione che è un in atto uno scontro colossale.

Gli 11 consiglieri  sono gli ex segretari di Stato Henry Kissinger e Madeleine Albright, l’ammiraglio in pensione Gary Roughead, che ha servito come capo delle operazioni navali, Jane Harman, un tempo membro di rango del Comitato per i servizi segreti della Camera, Rudy de Leon, un ex direttore operativo al Pentagono. Rimossi anche l’ex leader della maggioranza alla Camera Eric Cantor e David Mc Cormick, un ex sottosegretario del Dipartimento del Tesoro durante l’amministrazione di George W. Bush. Rimossi Jamie Gorelick, un vice procuratore dell’amministrazione Clinton e Robert Joseph, un capo negoziatore nucleare statunitense che ha convinto la Libia a rinunciare alle armi di distruzione di massa. Estromesso anche l’ex vice consigliere per la sicurezza nazionale di Bush JD Crouch II e Franklin Miller, un ex alto funzionario della difesa. Esclusi, infine, l’ambasciatore Paula Dobriansky e l’ex senatore James Talent, R-Mo.

Un’ulteriore coincidenza riguarda l’analisi di un ex analista dell’intelligence militare prodotta con una dichiarazione giurata con la causa legale dell’avvocato Sidney Powell contro i funzionari del Michigan.  Sidney Powell insiste nel dire che ci sono “prove inequivocabili” che i server di Dominion Voter Systems erano accessibili e sono stati “compromessi da attori canaglia, come l’Iran e Cina.” Secondo quanto riportato nei giorni scorsi da The Epoch Times,la denuncia di Powell, presentata mercoledì contro il governatore del Michigan Gretchen Whitmer, il segretario di Stato Jocelyn Benson e il Board of State Canvassers, cita l’affidavit di un ex analista di intelligence elettronica e sostiene le affermazioni che “Dominion” è stato utilizzato da agenti che agivano per conto di Cina e Iran al fine di monitorare e manipolare le elezioni, comprese le ultime elezioni generali statunitensi nel 2020.

Epoch ha affermato che la causa in Georgia si estende  e fa ipotizzare che “utilizzando server e dipendenti collegati con attori canaglia e influenze straniere ostili combinate con numerose credenziali trapelate facilmente individuabili, Dominion ha negligentemente consentito agli avversari stranieri di accedere ai dati e fornito intenzionalmente l’accesso a la loro infrastruttura per monitorare e manipolare le elezioni, compresa quella più recente nel 2020.

L’analista, che avrebbe affermato di avere “una vasta esperienza come hacker white hat utilizzato da alcuni dei migliori specialisti elettorali del mondo”, ha affermato di aver scansionato i nodi della rete di Dominion e trovato una serie di interrelazioni con entità straniere, compreso l’accesso a server da una rete da Hunan, Cina. Si dice che un’altra recensione abbia confermato i collegamenti a un indirizzo IP iraniano.

L’analista ha affermato che i risultati rappresentano un “completo fallimento” da parte di Dominion nel fornire “sicurezza informatica di base”.

Da parte sua, la società della macchina per il voto ha negato con forza di essere sotto l’influenza di un’entità esterna. Come riportato da The Epoch Times, Dominion ha affermato che negli ultimi giorni sono state avanzate “accuse infondate contro la società e i suoi sistemi di voto”.

La questione elettorale, come si può ben vedere, si intreccia con la geopolitica e con i futuri assetti mondiali. Nel mirino sono stati messi Iran e Cina, ma la questione è più complessa e riguarda anche i rapporti con la Russia e con l’Europa.

La sfida interna allo Stato profondo sembra destinata a non fermarsi.