Il Papa “contemplativo”delle radici cristiane e il Papa “attivo” del mondialismo massificante.

Il Prefetto della Segreteria per le Comunicazioni mons. Dario Viganò ha inviato una richiesta a Papa Benedetto XVI: vergare una pagina teologicamente densa a commento e conseguentemente ad avallo della teologia di Papa Francesco condensata in undici volumetti.

Papa Benedetto XVI ha risposto con una lettera che è stata diffusa solo in parte, con una censura che ha creato un pasticcio e le conseguenti dimissioni di mons. Dario Viganò.

La lettera di risposta di Benedetto XVI è stata censurata perché si riteneva improprio far sapere che Joseph Ratzinger non aveva alcuna intenzione di leggere, nemmeno “in un prossimo futuro”, gli “undici volumetti” sulla teologia del successore.

La nuova gestione vaticana, quella del Papa “attivo”, ha chiesto a Papa Benedetto XVI, il Papa “contemplativo”, di legittimare teologicamente il successore con una “breve e densa pagina teologica” e avendo ricevuto un diniego, ha censurato la lettera di risposta.

La risposta di Benedetto XVI inizia così: “Reverendissimo Monsignore, molte grazie per la sua cortese lettera del 12 gennaio e per l’allegato dono degli 11 piccoli volumi curati da Roberto Repole. Plaudo a questa iniziativa che vuole opporsi e reagire allo stolto pregiudizio per cui Papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano oggi. I piccoli volumi mostrano a ragione che Papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento”.

La “continuità interiore” significa che non c’è quella esteriore? Il vocabolo stolto, ossia “grossolana ingenuità”, usato da Benedetto XVI, è a doppio taglio. Se infatti è stolto chi pensa che Papa Francesco non sia uomo dotato di conoscenza filosofica e teologica, altrettanto stolto è chi pensa che Papa Benedetto XVI sia solo “un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano oggi”.

La chiave del messaggio criptato è nel fatto che Papa Benedetto XVI ha rinunciato al ministerium, ma non al munus, pertanto è Papa a tutti gli effetti.

Il chiarimento lo ha dato mons. Gaenswein il 21 maggio 2106 quando ha dichiarato: “Dall’elezione del suo Successore, Papa Francesco, il 13 marzo 2013, non ci sono dunque due Papi, ma di fatto un ministero allargato con un membro attivo e uno contemplativo. Per questo Benedetto non ha rinunciato né al suo nome né alla sua talare bianca. Per questo, l’appellativo corretto con il quale bisogna rivolgersi a lui è ancora «Santità». Inoltre, egli non si è ritirato in un monastero isolato, ma all’interno del vaticano, come se avesse fatto solo un passo di lato per fare spazio al suo Successore e a una nuova tappa della storia del Papato che egli, con quel passo, ha arricchito con la centralità della preghiera e della compassione posta nei Giardini vaticani”.

Il Papa “contemplativo” non ha nessuna intenzione di avallare quello che afferma teologicamente il Papa “attivo”?

Parrebbe proprio di sì, visto che subito dopo c’è un paragrafo nel quale Benedetto XVI dice che comunque lui gli undici volumetti sulla teologia di Francesco non li ha letti e non li leggerà.

“Tuttavia – annota Ratzinger –non mi sento di scrivere su di essi una breve e densa pagina teologica. In tutta la mia vita è sempre stato chiaro che avrei scritto e mi sarei espresso soltanto sui libri che avevo anche veramente letto. Purtroppo anche solo per ragioni fisiche non sono in grado di leggere gli undici volumetti nel prossimo futuro, tanto più che mi attendono altri impegni che ho già assunto”.

Benedetto XVI non solo non scrive, ma fa sapere che i libretti di Francesco non li ha letti e non li leggerà.

Chi ha orecchie e intelligenza per intendere, capisce bene che il Papa Benedetto XVI, il Papa “contemplativo”, considera i libretti di Papa Francesco, non di uno qualsiasi, ma del Papa regnante, talmente non interessanti al punto che non li leggerà né ora né in futuro.

Il più grande teologo cattolico vivente, nonché Papa a tutti gli effetti, anche se non regnante, boccia la teologia di Papa Francesco, ossia del papa regnante, come talmente poco significativa da non meritare una lettura.

Che nella Chiesa Cattolica Apostolica Romana sia in atto una profonda spaccatura, non solo di conduzione degli affari correnti, ma teologica, dottrinale, che coinvolge i principi stessi del cattolicesimo, così come si sono strutturati nei secoli, è del tutto evidente.

Questo il testo integrale della lettera di Benedetto XVI:

“Reverendissimo Monsignore, molte grazie per la sua cortese lettera del 12 gennaio e per l’allegato dono degli 11 piccoli volumi curati da Roberto Repole. Plaudo a questa iniziativa che vuole opporsi e reagire allo stolto pregiudizio per cui Papa Francesco sarebbe solo un uomo pratico privo di particolare formazione teologica o filosofica, mentre io sarei stato unicamente un teorico della teologia che poco avrebbe capito della vita concreta di un cristiano oggi. I piccoli volumi mostrano a ragione che Papa Francesco è un uomo di profonda formazione filosofica e teologica e aiutano perciò a vedere la continuità interiore tra i due pontificati, pur con tutte le differenze di stile e di temperamento.
Tuttavia non mi sento di scrivere su di essi ‘una breve e densa pagina teologica’. In tutta la mia vita è sempre stato chiaro che avrei scritto e mi sarei espresso soltanto su libri che avevo anche veramente letto. Purtroppo anche solo per ragioni fisiche non sono in grado di leggere gli undici volumetti nel prossimo futuro, tanto più che mi attendono altri impegni che ho già assunti.
Solo a margine vorrei annotare la mia sorpresa per il fatto che tra gli autori figuri anche il professore Hünermann, che durante il mio pontificato si è messo in luce per aver capeggiato iniziative anti-papali. Egli partecipò in misura rilevante al rilascio della ‘Kölner Erklärung’, che, in relazione all’enciclica ‘Veritatis splendor’, attaccò in modo virulento l’autorità magisteriale del Papa specialmente su questioni di teologia morale. Anche la ‘Europäische Theolongesellschaft’, che egli fondò, inizialmente da lui fu pensata come un’organizzazione in opposizione al magistero papale. In seguito, il sentire ecclesiale di molti teologi ha impedito questo orientamento, rendendo quell’organizzazione un normale strumento di incontro fra teologi. Sono certo che avrà comprensione per il mio diniego e La saluto cordialmente”.

Dietro alla scontro dottrinale c’è anche uno scontro politico di vaste proporzioni.

Il 6 gennaio 2008 Papa Benedetto, durante le celebrazioni dell’Epifania, ha scelto una metafora ad effetto per attaccare la globalizzazione. Durante la messa celebrata nella basilica di San Pietro davanti a cardinali, vescovi, membri del corpo diplomatico e semplici fedeli, il Papa ha detto: “Anche oggi resta vero quanto diceva il profeta: nebbia fitta avvolge le nazioni. Non si può dire infatti che la globalizzazione sia sinonimo di ordine mondiale, tutt’altro”. L’umanità, ha denunciato, è “lacerata” da “spinte di divisione e sopraffazione” e “conflitto di egoismi”.

“I conflitti per la supremazia economica e l’accaparramento delle risorse energetiche, idriche e delle materie prime – ha sottolineato Ratzinger – rendono difficile il lavoro di quanti, ad ogni livello, si sforzano di costruire un mondo giusto e solidale”. “C’è bisogno – ha proseguito – di una speranza più grande, che permetta di preferire il bene comune di tutti al lusso di pochi e alla miseria di molti”.

Benedetto XVI ha indicato quindi la strada da percorrere. “La moderazione – ha ricordato – non è solo una regola ascetica, ma anche una via di salvezza per l’umanità”. Infatti, “è ormai evidente che soltanto adottando uno stile di vita sobrio, accompagnato dal serio impegno per un’equa distribuzione delle ricchezze, sarà possibile instaurare un ordine di sviluppo giusto e sostenibile”.

Da tempo la stampa ha pubblicato testimonianze sulla possibilità che dietro dimissioni forzate di Benedetto XVI ci sia la longa manus dei mondialisti, al tempo e anche ora legati al clan Clinton-Obama e al miliardario Soros, i quali avrebbero favorito la salita al Soglio di Bergoglio.

Ora i riferimenti internazionali di Bergoglio, dopo l’elezione di Trump, vacillano. Il confronto tra mondialisti, assertori del nuovo dio mercato, e coloro che guardano alle radici dei popoli, alle patrie, alla tradizione, si è spostato in Europa.

Benedetto XVI, Papa a tutti gli effetti, non avalla la teologia di Francesco, mettendo così a nudo la sua debolezza dottrinale e non solo.

Per la Chiesa Cattolica Apostolica Romana, trascinata in uno scontro tra mondialisti e assertori della dignità dei popoli, delle nazioni e delle patrie, è giunta l’ora di una prova durissima, che potrebbe anche portare ad uno scisma.

Silvano Danesi