“Trump introduce una pillola di realismo in un mondo di pazzi”.

“Trump introduce una pillola di realismo in un mondo di pazzi”.

E’ necessario premettere che ogni analisi ha come punto di partenza lo scenario geopolitico e che oggi questo riguarda l’egemonia nel mondo delle democrazie occidentali o quello della dittatura cinese.

E’ necessario inoltre ipotizzare come strategica un’alleanza tra Usa e Europa che sia capace di attrarre la Russia al fine di costruire una solida alleanza mondiale tra democrazie.

In un’intervista a La Verità del 18 novembre 2019, Gennaro Sangiuliano, direttore del TG2 e autore di un libro su Xi Jinping dal titolo: “Il nuovo Mao”, alla domanda sul confronto tra Cina e Usa risponde: “Sarà la contrapposizione dei prossimi decenni. E l’Occidente deve attrarre a sé la Russia: sarebbe un tragico errore “regalarla” all’altro campo”.

Dello stesso avviso è Carlo Pelanda nel suo testo: “La grande alleanza – L’integrazione globale delle democrazie” (Franco Angeli). “Il sistema di governo mondiale generato a Bretton Woods (1944), centrato sulla dominanza degli Stati Uniti, del dollaro e dei criteri occidentali nelle istituzioni internazionali, è in via di esaurimento. Gli Stati Uniti restano la potenza singola principale del pianeta, ma ormai sono troppo ‘piccoli’ per esercitare da soli la funzione ordinatrice globale come hanno fatto dal 1945 in poi”. Carlo Pelanda propone, pertanto, “un’Alleanza forte tra America, Paesi dell’Unione Europea e le democrazie asiatiche: Russia, India, Giappone”. “La convergenza progressiva della forza militare ed economica di queste meganazioni più l’area europea – continua Carlo Pelanda – sarebbe più che sufficiente per produrre una credibile sicurezza e governabilità economica globale. Il loro essere democrazie, pur con quella russa a rischio di regressione, con la prevalenza di quelle americana ed europea, darebbe un’anima, darebbe un’anima globalmente democratizzante e stabilizzante all’alleanza. La renderebbe un soggetto credibile di governo del pianeta”.

Giulio Sapelli, nel suo: “Un nuovo mondo – La rivoluzione di Trump e i suoi effetti globali” (Guerini e associati), scrive che “sino a quando l’Europa non raccoglierà il messaggio gaullista di costruirsi dall’Atlantico agli Urali, e continuerà a giacere, invece, sotto il tallone tedesco travestito da europeismo, non potrà più giocare quel ruolo benefico di guardiano pacifico dell’Heartland che ha esercitato per secoli”. A proposito della Russia Sapelli scrive: “La teoria di Primakov, il geniale ministro e intellettuale geostratega russo, maestro di Putin e di tutto il Kgb, è risultata vincente: è nel Medio Oriente che la Russia riacquista il suo ruolo globale di potenza euroasiatica. Ben si capisce allora che l’Unione Europea si è messa fuori gioco da sé”.

“Quello che si affermerà veramente – scrive Sapelli – sarà l’inizio del ritorno alla ragion di stato, ossia alla pace di Westfalia [1648], in un nuovo ordine internazionale fondato sul duopolio instabile tra Usa e Russia, con la Cina che vorrebbe o divenirne parte (formando un triopolio), oppure dominare da solo almeno l’Asia”. “Trump – afferma con convinzione Sapelli – introduce una pillola di realismo in un mondo di pazzi”.

Sapelli fornisce uno scenario: la Russia stabilizza il Medioriente, la Cina va contenuta e gli alleati sono il Giappone, il Vietnam e la Thailandia.

“La Russia – sostiene Sapelli – è potenza euroasiatica per eccellenza ed è indispensabile in questo disegno. Ma, per svolgere la sua parte nell’ordito geopolitico, deve avere mano libera in Europa sul fronte baltico e su quello che era un tempo il Sud della Nato”.

“Il nuovo disegno strategico [dovuto all’ingresso sulla scena di Trump, ndr] – secondo Sapelli – è nitido: si può da un lato giocare di sponda come roll back contro la Cina, mentre in realtà Xi Jnping ricerca un mondo duopolare, e dall’altro sempre gli Usa negoziano ora finalmente con la Russia e con l’India per non abbandonare alla Cina tutta l’Asia”.

“Ecco una previsione vera– sostiene Sapelli – : fine delle guerre mesopotamiche; ripresa da ricostruzione; keynesismo di guerra”.

In effetti i recenti fatti di passaggio del testimone tra Usa e Russia in Siria e nei rapporti con la Turchia lasciano pensare ad una normalizzazione del Medioriente.

Riguardo all’Europa Sapelli scrive: “L’Europa che i cattolici fondatori si ritrovarono a costruire dopo il massacro della Seconda guerra era piuttosto quello del cecoslovacco Coudenhove – Kalergi, affiliato allo Loggia viennese Humanitas e propugnatore della convinzione che occorreva promuovere lo spirito europeo prima della convergenza di interessi materiali per ottenere la pace. Nel 1923 propose di unire societariamente le miniere di carbone e le industrie siderurgiche franco-tedesche, così da scongiurare una nuova guerra, e nello stesso anno pubblicò Pan-Europa, un testo che ebbe un’eco ancora tutta da studiare e approfondire, ma che colpì soprattutto i circoli cattolici: Konrad Adenauer, Robert Schuman, Alcide De Gasperi lo lessero e lo rilessero e se ne fecero portatori e anche Winston Churchill ne fu profondamente influenzato. E ancora: per primo propose nel 1929 di adottare come inno europeo l’Inno alla gioia”.

L’influenza “delle idee di Coudenhove – Kalergi fu – continua Sapelli – profonda anche per Aristide Briand (anch’egli massone del rito scozzese accettato), il quale presentò alla Società delle Nazioni nel 1929, nell’approssimarsi della grande crisi, il suo primo progetto per un’Unione Pan-Europa. Dopo aver suggerito nel 1947 la creazione del primo francobollo comune, fondò nel 1948 l’Unione Parlamentare Europea, che dopo il Congresso dell’Europa a L’Aja nel 1948 condurrà alla creazione del Consiglio d’Europa e del suo Parlamento”.

Paneuropa fu pubblicato nel 1923 e conteneva le linee guida per il Movimento Pan-Europa, che fece il suo primo congresso a Vienna nel 1926. Nel 1927 fu eletto presidente onorario il massone di Rito scozzese Aristide Briand. Tra le personalità che parteciparono alla prima fase del movimento vi furono Albert Einstein, Thomas Mann, Sigmund Freud, Rainer maria Rilke, Miguel de Unamuno, Salvador de Madariaga, Ortega y Gasset e Konrad Adenauer.

©Silvano Danesi

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