Cristianesimi senza Aldilà

In Spagna si demoliscono le stazioni della via Crucis per non offendere l’Islam. In Germania e in Francia le chiese sono vendute e trasformate in moschee.

La continua eliminazione dei simboli cristiani è il frutto dell’ignavia dei cristianesimi europei i quali, eredi delle mai sopite guerre di religione intestine, preferiscono tendere la mano all’Islam anziché superare le antiche divisioni e stringere un’alleanza in nome delle comuni radici.

Cattolici, riformati, ortodossi, continuano a rimanere separati in nome di dispute teologiche che li hanno divisi nei secoli e dietro le quali si nascondono questioni di potere terreno e di dominio territoriale ed economico.

Le chiese cristiane si sono mondanizzate e progressivamente trasformate in agenzie sociali, che fanno concorrenza alle strutture statali, con la loro conseguente progressiva politicizzazione.

Ai cristianesimi manca da molto tempo l’Aldilà, essendosi volti quasi esclusivamente all’aldiquà.

Così le chiese parlano di accoglienza, di povertà, di ecologia, di fame nel mondo, entrando nel merito delle responsabilità e delle soluzioni. Temi importantissimi che, tuttavia, non danno alcuna risposta alle millenarie domande dell’essere umano sulla vita e sulla morte e, soprattutto, sul dopo morte.

La politicizzazione ha prodotto un Cristo comunista, al quale si affianca un Cristo socialista, il ché, ovviamente, fa in modo che ci siano un Cristo liberale e, perché no?, un Cristo nazionalsocialista.

Cooperative, banche, istituti scolastici, università, ospedali, immensi patrimoni immobiliari, interventi in tutte le aree del sociale relativizzano, laicizzano, mondanizzano, creano collusioni, intrecci di interesse e di potere, troppo spesso anche non leciti.

Inutile prendersela con il relativismo e con il laicismo. I due “ismi” non sono un nemico esterno, ma un fattore interno divenuto strutturale. Accade così che in un periodo di crisi quale è quello che stiamo vivendo, il paradiso di Allah diventi un riferimento attraente. A tal punto attraente da essere considerato raggiungibile anche attraverso la negazione della vita propria e altrui.

Dalla mondanizzazione deriva gran parte dell’ignavia delle chiese cristiane e il loro tendere la mano all’Islam in nome del politicamente corretto e di una malintesa alleanza delle “religioni del Libro” o “del Dio unico” che, tuttavia, esclude quella ebraica, sempre più ostracizzata, la quale è indiscutibilmente l’origine di quella religione mediorientale alla quale si richiamano cristiani e islamici.

Si avverte addirittura una sorta di transfert, quasi che il paradiso di Allah e il rigorismo dell’Islam fungano da compensazione alla perdita dell’Aldilà dei cristianesimi mondanizzati.

Le chiese cristiane e i cristiani in questa deriva hanno perso il significato profondo della loro identità, che è occidentale, così come opportunamente ricordato da Benedetto XVI nella Lectio Magistralis di Ratisbona.

Se quanto ha affermato Benedetto XVI ha un fondamento di verità (ortotes), ossia corrisponde ai fatti, il cristianesimo ha ben poco di parentale con l’Islam, che è una religione mediorientale, basata su schemi mentali mediorientali, illiberale e che implica una società teocraticamente diretta.

I cristianesimi e, conseguentemente le chiese cristiane, hanno maggiori affinità con le culture religiose antiche europee, genericamente definite pagane, così come dimostrano, ad esempio Dionigi Areopagita, Severino Boezio, lo stesso Sant’Agostino, San Tommaso e Alberto Magno, che hanno incardinato il pensiero cristiano in quello dei grandi filosofi della Grecia classica e dell’ellenismo.

Che cosa sarebbe il cristianesimo senza Platone e Aristotele? Cosa sarebbe il cristianesimo senza il cristianesimo celtico che, sin dai primi secoli, è stato un importante componente della cultura che ha formato l’Europa? I monaci irlandesi, scozzesi, britanni hanno contribuito in larga parte a quel fenomeno dell’Alto Medioevo che è stato definito “ricristianizzazione”.

San Colombano, San gallo, Sant’Orso, i monaci di Iona, i Culdei, i Tironianensi hanno conservato e diffuso le culture classiche greca e latina e l’antica sapienza druidica, la cui teologia traspare nelle opere tramandate nei secoli. E’ una teologia di grande valore, anche se poco conosciuta, e rappresenta un prezioso dono che ci viene dal passato. Il druidismo, mai morto, nonostante le offese del tempo e degli uomini, è ora conosciuto da un sempre maggior numero di uomini e donne ed è religione riconosciuta in Inghilterra.

E’ in queste radici che l’Europa deve tornare a riconoscersi, in un’alleanza filosofica, teologica, spirituale, operativa, che ridia speranza all’umanità.

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